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5 aprile  2009


 

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Vela: L'INTERVISTA A FABIO COLIVICCHI
"SCARICATO" DALL'UFFICIO STAMPA DELLA FIV PROMETTE DI RESTARE LEGATO AL MONDO DELLA FEDERVELA. SUL WEB IL SUO NUOVO BLOG

5 aprile - Intervista all’ex capo dell’ufficio stampa della Federvela, rimosso dall’incarico dopo 15 anni di servizio. «Ci sono rimasto male. Croce? Purtroppo, non è riuscito a mantenere quanto promesso». Sul nuovo programma olimpico dice: «Ma quale cambiamento. Il documento è perfettamente in linea con quanto fatto finora. Il che mi sembra un’ottima cosa, visti i risultati degli ultimi anni». E promette: «Dal mio blog  - www.lamiafedervela.bolgspot.com - continuerò a lavorare per il bene della vela italiana e della federazione»

 

di Dario Prestigiacomo

 

 

Nella foto delle Olimpiadi di Atene 2004 -  I giornalisti Michele Tognozzi (sx, redattore di FareVela), e Fabio Colivicchi festeggiano il successo di Alessandra Sensini (medaglia di bronzo) dopo la cerimonia di premiazione  - (foto Vincenzo Baglione)



Fabio Colivicchi, dopo quindici anni trascorsi alla guida dell’ufficio stampa della Fiv, il nuovo presidente federale Carlo Croce ha deciso di non rinnovare a te e al tuo staff l’incarico. Come hai preso questa decisione?
«Sarei un bugiardo se non dicessi che ci sono rimasto male. Ancora oggi non riesco a farmene una ragione. Dopo tutti questi anni passati alla Fiv, mi sentivo e mi sento un “federale” a tutti gli effetti. Per questo, avrei voluto continuare. Ma capisco anche che quando si vuole portare avanti un cambiamento come quello annunciato dal neo presidente Croce, può succedere anche una cosa del genere. Dal canto mio e degli altri membri dello staff con cui ho lavorato per anni, possiamo dire con fierezza di essere sempre stati al di sopra della parti e mai agganciati a questo o a quel carro politico».
Quindi si è trattato di una scelta tecnica e non politica?
«Non saprei. Posso solo dire che pochi giorni dopo il suo insediamento, Croce ci aveva rassicurato, promettendoci che avrebbe mantenuto il rapporto di lavoro con noi. Oggi, non posso che prendere atto che la promessa non è stata mantenuta. E non so per quali motivi, né a causa di chi».
Adesso che hai traslocato dalla Fiv, continuerai a seguire il mondo della vela?
«Certo che sì. Del resto, con la mia agenzia di comunicazione, specializzata nel settore della vela, stiamo seguendo diversi progetti. E poi, mi sto divertendo molto con il mio nuovo blog, www.lamiafedervela.bolgspot.com».
Già, il blog. Nell’intestazione si legge: “Cosa fa e qual è il ruolo della Federazione Italiana Vela? Qual è il senso del Grande Cambiamento in atto nella FIV, chi lo governa davvero e dove può portare?”. Quesiti che evidenziano l’intenzione di non abbandonare l’interesse per quello che accade nelle stanze della federazione. Insomma, sarai una sorta di organismo di controllo della Fiv in attesa di diventarne presidente?
«Ma no. Il blog è nato per divertimento. E poi, ripeto, io mi sento a tutti gli effetti un federale. Tengo troppo a questa struttura. Il mio blog potrebbe essere uno stimolo per tutto il movimento della vela italiana».
A proposito della vela italiana, la Fiv ha varato in pompa magna il nuovo programma olimpico. Che ne pensi?
«Lo hanno presentato come un programma di rottura rispetto al passato. Ma a me sembra che invece si ponga in continuità con quanto fatto finora. Il che non è un male, visti i tanti successi che la vela italiana ha raggiunto in questi anni, dal windsurf alla vela d’altura, dalle competizioni europee a quelle olimpiche. La novità, semmai, sta più nella comunicazione che nei contenuti: osservo una sorta di “marketing del cambiamento” che non saprei come giudicare. E poi, ho notato una certa rigidità nel fissare alcune linee programmatiche, quando, a mio avviso, sarebbe meglio essere più flessibili. La flessibilità finora ha funzionato, soprattutto in un paese come l’Italia. A ogni modo, condivido la necessità, espressa da Croce e altri, di sburocratizzare la Fiv, anche se bisogna lavorare più sulla percezione che si ha delle federazione, piuttosto che sul suo presunto “gigantismo” burocratico».
Ma qual è, oggi, lo stato di salute della vela italiana?
«Obiettivamente ottimo. Se guardiamo fuori dai nostri confini, la vela è in crisi, mentre da noi è in continua crescita, tanto negli iscritti quanto nei risultati. I successi di Pechino 2008 lo testimoniano».
Per chiudere, in questi anni alla Federvela hai avuto modo di conoscere il movimento della vela siciliana. Che ricordi hai a proposito?
«Ho tantissimi ricordi e tutti positivi. Penso all’Albaria, soprattutto, la cui rivista nacque più o meno in contemporanea con la mia, Fare Vela. Ricordo che sfogliavo il loro giornale avidamente, come una sorta di pietra miliare dell’informazione sportiva. E poi, col tempo, ho avuto l’occasione di approfondire la conoscenza della vela palermitana, una realtà che considero stupenda».

 

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