L'ASSOLUZIONE DI AMANDA KNOX E RAFFAELE SOLLECITO
FA PENSARE AD ENRICO FORTI RINCHIUSO INGIUSTAMENTE DA 12 ANNI IN AMERICA
La notizia della scarcerazione di Amanda arriva ovunque, il caso Meredith
si ripercuote in tutto il mondo. L'italiano Raffaele Sollecito è
soltanto un'ombra al fianco dell'americana, scarsa l'attenzione e
l'informazione per questo italiano scarcerato, scarsa o nulla
l'attenzione per la ingiusta condanna di un altro italiano rinchiuso in
un penitenziario di Miami in Florida e condannato all'ergastolo in base
ad una presunta "sensazione
di colpevolezza".
Due “giustizie” a
confronto, due casi diversi e due epiloghi per il momento differenti ma
soprattutto, probabilmente, due modi di condurre i giochi diversi.
A Chico
Forti l'assurda condanna non e’ bastata, come ulteriore smacco i vari
appelli sono stati puntualmente rigettati senza alcuna motivazione
compresa
l'ultima istanza "HABEAS CORPUS” rifiutata dalla Corte Suprema
degli Stati Uniti poiché è stata presentata dagli avvocati americani stranamente "fuori
tempo massimo”
- con 20 giorni di ritardo!...
di
Kristian Guttadauro e
Foba
Raffaele Sollecito e Amanda Knox,
detenuti da ben 4 anni, sono stati assolti in appello poiché i giudici hanno
corretto un errore.
La storia riporta diversi
casi giudiziari rivisti e corretti e spesso lo fa anche con i suoi risvolti più
drammatici.
Nel 1927, due anarchici italiani
Sacco e Vanzetti
vennero arrestati, processati e
giustiziati sulla sedia elettrica a Charlestown negli Stati
Uniti, con l'accusa di aver
ucciso
un contabile ed una guardia del
calzaturificio «Slater and Morrill». Sulla loro colpevolezza vi furono molti
dubbi già all'epoca del processo ed a nulla valse la confessione del detenuto
portoricano Celestino Madeiros che scagionava i due. Dopo 50 anni dalla loro
morte, il governatore dello Stato del Massachusetts, riconobbe ufficialmente gli
errori commessi nel processo e riabilito completamente la memoria di Sacco e
Vanzetti. Quanto bisogna attendere per far si che l'innocenza di un povero
disgraziato venga finalmente riconosciuta? Sarà possibile riaprire il caso in
Florida per un uomo che non è americano? Ma accadrà che qualcuno si prenda la
briga di rivedere le ragioni contenute nelle richieste di riapertura del caso
Forti-Pike? Richieste rifiutate negli anni senza alcuna motivazione sebbene
fossero ben evidenti documenti stranamente non utilizzati dagli
avvocati difensori ed abilmente nascosti dalla pubblica accusa durante il
processo e che evidenziano
i macroscopici errori commessi da chi si è costruito la carriera su questo caso
e ha voluto a tutti i costi la colpevolezza di Chicco Forti.
Mentre oggi in Italia con Amanda e Raffaele il sistema giudiziario italiano ha
corretto un possibile errore adducendo delle motivazioni basate su fatti
concreti in Florida Chicco Forti sconta una pena all'ergastolo dopo essere stato
condannato senza prove a suo carico ed in base ad una presunta
sensazione
di colpevolezza:
Lo Stato non
deve provare che egli sia l'assassino al
fine di dimostrare che sia lui il colpevole“, queste le parole di
Reid Rubin, pubblico accusatore, nella sua aringa finale del processo.
Praticamente la negazione assoluta del principio che governa il diritto penale in uno
stato civile e democratico.
Enrico Chico Forti classe 1959, uomo con moglie e tre figli americani, imprenditore di talento, un vulcano di idee spesso ben messe in pratica nonché amante dello sport, del mare e del windsurf, si è sempre dichiarato innocente nel caso che lo ha visto accusato dell'omicidio di Dale Pike, ed è stato rinchiuso tra le paludi di Everglades.
Forti, nel 1998, tre mesi prima di essere arrestato per truffa insieme ad un
tedesco, Thomas Knott, aveva messo in dubbio la versione ufficiale dei fatti del
caso Gianni Versace e del suicidio di Andrew Cunanan con uno speciale TV
trasmesso in Europa ed in Italia su Raitre, “Il Sorriso della Medusa”.
Chico Forti, venne prosciolto dall’accusa di truffa ai danni del proprietario dell’Hotel Pike di Ibiza, Anthony Pike, ma
immediatamente incriminato e condannato successivamente per l’omicidio del
figlio dello stesso, Dale Pike. Durante il dibattimento non
venne presentata nessuna valida prova contro di lui, solamente supposizioni,
illazioni o montature tecniche, tanto che il suo consiglio difensivo sentiva già
la vittoria in tasca.
Invece in queste ultime ore dall’altra parte dell’oceano, in Italia, sembra
essere avvenuto tutto il contrario.
Alla sbarra una cittadina americana, Amanda Knox accusata dello squallido ed orribile
omicidio di Meredith Kercher, coinquilina inglese a Perugia. Insieme a lei,
accusa anche per il fidanzato o, secondo le cronache rosa, ex fidanzato,
Raffaele Sollecito, ed entrambi in carcere da quattro anni, prima per motivi
precauzionali e poi perché condannati nel processo di primo grado.
Ebbene, ieri il secondo grado di giudizio, in corte d’appello, e la
nuova, rivoluzionaria sentenza: ASSOLTI poiché le prove a carico degli
imputati sono state ritenute insufficienti.
La fine di un
incubo per il momento, in quanto adesso presumibilmente i PM ricorreranno contro
questa decisione al terzo grado di giudizio previsto dalla legge, ma intanto, la
scarcerazione, l’abbraccio dei familiari tra le dozzine di giornalisti e TV USA
e non solo accorse per questo evento, dopo aver seguito per tutti questi anni il
caso in tutti gli Stati Uniti.
Forse il parallelismo tra i due casi sta nel
destino che ha visto un italiano probabilmente innocente accusato di omicidio e
giudicato colpevole negli Stati Uniti ed un’americana probabilmente innocente accusata
di omicidio e giudicata innocente in Italia.
Due
“giustizie” a confronto, due casi di omicidio con due epiloghi indubbiamente
differenti e, soprattutto, due modi di condurre i giochi diversi.
Poca
attenzione per le vicende di Forti in Italia, quasi un disinteresse generale di
chi avrebbe o potrebbe fare qualcosa per lui quando oltre 100.000 contatti facebook – oggi nuovo e moderno indice di popolarità ed attenzione in voga –
ogni giorno sostengono la sua battaglia, mentre una nazione intera l’AMERICA si
è mossa per sapere e capire perché una loro sconosciuta concittadina fosse
finita alla sbarra in Italia e condannata per omicidio.
Un’attesa
sfibrante alle porte del tribunale che doveva pronunciarsi per Amanda, dirette
infinite sui media di tutto il mondo, con la presenza in loco dei miglior anchor men
Americani, e quasi l’indifferenza più totale per Chico il giorno in cui il
giudice Victoria Platzer ha detto, “La
Corte non ha le prove che
lei, sig. Forti, abbia premuto materialmente il grilletto, ma
ho la sensazione, al
di là di ogni dubbio, che lei sia stato l'istigatore del delitto.
I suoi complici non sono stati trovati ma
lo saranno un giorno e seguiranno il suo destino. Portate
quest'uomo al penitenziario di Stato. Lo condanno all'ergastolo senza condizionale!
“, costringendolo ad abbandonare i propri figli e la moglie e rovinando per sempre
la oro vita ancora piena di sogni.
Il suo semplice desiderio di tornare a solcare ancora una volta il mare
sulla propria tavola a vela e sentire il vento ruggirgli in faccia oggi appare
solo un ricordo sbiadito dal tempo. Tutto
finito, per sempre. Tra le paludi di Everglades.
Nel caso di Amanda Knox e Raffaele Sollecito, come sottolineano anche le parole di Carlo Dalla Vedova,
avvocato difensore dell'americana,
“il giudice ha corretto un
errore. Non dobbiamo dimenticare che Meredith era amica di Amanda. C’è stato un
errore e il nostro sistema ci ha permesso di correggerlo”.
Sull'onda di questo evento e delle rinnovate e più distese relazioni tra
Italia e Stati Uniti, qualcosa può anche sbloccarsi per Chico Forti?
L’assoluzione
di Amanda Knox e Raffaele Sollecito oggi per Chico Forti ha segnato una tappa,
se pur involontaria, nella sua vicenda. “La
giustizia italiana ha garantito alla cittadina Usa Amanda Knox un diritto
fondamentale in una società civile: potersi difendere davanti ai giudici senza
pregiudizi. Nessuno di noi intende oggi entrare nel merito della sentenza di
Perugia, ma vogliamo ricordare che tale diritto è stato sinora negato al nostro
amico Chico Forti, che da dodici anni si trova in carcere all'ergastolo in
Florida con l'accusa di omicidio. Condannato in un processo indiziario non è
mai riuscito a ottenere dalla giustizia Usa ciò che la signora Knox ha avuto in
Italia: un processo di appello per poter dimostrare la propria innocenza. Per
questo, oggi, dopo la sentenza di Perugia, torniamo a richiedere giustizia per
Chico e finalmente un vero processo d'appello”, queste le parole dei
sostenitori di Chico in un appello che intende ribadire e sottolineare la
differenza di trattamento ed invitare una volta di più anche le autorità
italiane a prendere una posizione in merito, come indubbiamente anche quelle USA
hanno fatto nel caso della Knox.
La criminologa
Roberta Bruzzone ha dato un filo di speranza. “Ci sono elementi oggettivi
che mostrano la violazione dei diritti dell'imputato e, spiace dirlo, tale fatto
è imputabile alla difesa, che ha intrapreso strategie suicide per non far
interrogare Chico davanti ai giudici». Per la Bruzzone «ci sono elementi, nuove
testimonianze anche relative all'arma mai trovata del delitto di Dale Pike”.
“Nessuno
ha poi mai avvisato Forti - chiarisce la criminologa - che il suo
avvocato difensore lavorava come accusatore nella Procura di Miami”.
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Approfondimento di massima su alcuni punti chiave
che hanno tracciato il destino di Chicco Forti |
1)
Il desiderio di fare luce su un caso come quello della morte di Gianni Versace e del suo presunto assassino Andrew Cunanan, la cui rappresentazione dei fatti era stata volutamente presentata all'opinione pubblica in maniera distorta, secondo accordi raggiunti ai vertici della Polizia di Miami, dell'FBI e forse da qualche altro...
2)
Laver mentito quando per la prima volta è stato ascoltato dai poliziotti sul suo incontro con la vittima Dale Pike in aeroporto.
Una menzogna scaturita dalla paura generata dall'anomalo atteggiamento dei poliziotti che hanno fatto sentire il Forti non piu un testimone con la volonta di aiutare, ma un inquisito vero e proprio al quale non hanno permesso di essere assistito da un avvocato. A nulla e servito che Chico Forti abbia ritrattato il tutto nelle 24 ore
successive, come permette la legge USA.
Della sua bugia alla polizia il prosecutor, infischiandosene delle regole che impedivano di usare la menzogna come articolazione della sua arringa, ne ha fatto il suo cavallo di battaglia per presentare Chico Forti come un delinquente che ha mentito
riguardo all'aver visto una persona,
perchè sapeva della fine che la stessa aveva
già fatto
Tutte sensazioni dellaccusa, nessuna prova ma, riconoscendo
l'assoluta estraneità di Forti nell'aver commesso materialmente il crimine,
Reid Rubin ha creduto che
l'italiano potesse essere stato il mandante,
pur senza provare questa tesi.
Credo che MAI nella giurisprudenza degli Stati Uniti ci sia stato il caso di una persona condannata allergastolo senza lo stralcio di una prova a suo carico e soprattutto senza che il vero omicida sia mai stato neanche cercato!
L'accusa che aveva chiesto inizialmente per Chico Forti la pena di morte, constatando la mancanza di prove (necessarie per la pena capitale), ha abilmente optato per lapplicazione di una vecchia legge, assurda ed oramai non applicata più da quasi nessuno
degli Stati Americani: la cosiddetta Principle Rule.
Secondo questa, se più persone vengono riconosciute di aver partecipato in qualche modo alla commissione di un reato, anche se in realtà materialmente non hanno
fatto niente, a tutti viene applicata la stessa pena del "principale", anche se unico, responsabile.
In poche parole se tre amici si fermano in macchina in una stazione di servizio ed uno mette la benzina, uno va in bagno e laltro violenta la cassiera e
l'ammazza, senza che gli altri sapessero nulla delle sue intenzioni, tutti e tre vengono condannati alla pena di morte o
all'ergastolo... Assurdo?
La famosa frase tanto assurda pronunciata dall’accusatore Reid Rubin: “Lo Stato non deve provare che egli
sia l'assassino al
fine di dimostrare che sia lui il colpevole“, ha ora
senso alla luce di questa legge. Chico Forti e’ colpevole anche senza la
necessità che lo Stato provi che sia l’assassino perche’ lo Stato ha
presunto che lui fosse in qualche modo coinvolto. Ma come? Ce lo
spiega lo stesso prosecutor Reid Rubin affermando di avere la
sensazione
che “al
momento in cui Chico Forti ha lasciato Dale Pike al parcheggio di un
ristorante sapeva, o avrebbe dovuto sapere, o avrebbe dovuto sospettare
che al povero Dale sarebbe successo qualcosa di brutto!”.
Sembra
un assurdo ma e’ la verità: Chico Forti e’ stato condannato
all’ergastolo solo perchè il prosecutor ha individuato in lui una sorta
di
“preoccupazione” sul destino di Dale, dopo averlo lasciato in quel
parcheggio. Sapeva che qualcosa sarebbe successo.
Rubin chiede pertanto la condanna all’ergastolo, la stessa pena
che avrebbe richiesto per il
presunto omicida, cioè di colui che non si è mai conosciuto
(e possibilmente neanche cercato), quell’assassino che ha
violentemente ucciso con due precisi colpi a bruciapelo alla nuca Dale
Pike sul bagnasciuga di una spiaggia deserta, che lo ha picchiato, denudato e trascinato in una area di rifiuti, lasciando accanto ad una
mano la carta d'ingresso negli USA, il biglietto aereo, una carta
telefonica, in modo che la vittima fosse facilmente ed immediatamente
riconosciuta e che i sospetti arrivassero proprio a Chico Forti che
tutti sapevano sarebbe andato a prenderlo in aeroporto. Si ha
ragione di credere che l'omicida non
sia mai stato cercato, neanche in fase istruttoria
perchè l’unico
sospettato insieme a Chico Forti è stato il tedesco Thomas Knott che
aveva forti motivi per essere interessato alla sparizione di Dale. Ma Knott aveva fatto un patto con ll prosecutor (Plea Agreement)
con il quale si è accusato del reato minore di truffa a danni del padre
di Dale Pike ed è stato estromesso dal giudizio sull’omicidio senza che
gli avvocati della difesa o il giudice si opponessero?
Al povero Chico Forti l'assurda condanna non
è bastata come smacco, perchè nel sistema
americano ci sono degli appelli e dei ricorsi, ma hanno una funzione ben
diversa dal nostro appello che, come abbiamo visto nel caso di Amanda Knox, e’ un vero e proprio nuovo processo.
L’Appello negli Usa e’
usato per mettere in rilievo la inefficienza della difesa ed eventuali
errori di procedura. Nel caso di Chico Forti un errore madornale fu
commesso per inesperienza e per mancanza di corretto consiglio:
l’appello fu affidato agli stessi avvocati (tra i più cari di Miami)
che lo avevano difeso malamente in primo grado, con la convinzione che il
fatto che conoscessero bene i fatti e gli atti avrebbe sbrigato tutto
l’iter… Nella realtà, a sangue freddo, e’ assurdo pensare che gli
avvocati della difesa si fossero dati la zappa sui piedi mettendo in
evidenza la loro inefficienza e pertanto l’APPELLO e’ stato sì concesso
ma la corte lo ha esaminato, rifiutandolo e non dando neanche una
opinione (motivazione) alla sentenza. Senza motivazione non si può
ottenere un ricorso alla Corte Suprema.
Dietro consiglio del
Consolato Italiano a Miami
furono contattati nuovi
avvocati e questi hanno
presentato l'istanza di “Post Conviction
Petition” che è stata però respinta in più riprese durante
oltre 4 anni, senza che una motivazione alla sentenza fosse
mai rilasciata.
Dopo alcuni anni gli stessi avvocati hanno presentato la “ Habeas
Corpus”, un’altra istanza molto importante che permette di presentare dei
fatti nuovi, non presentati in giudizio e che possono ribaltare la
sentenza... Questa nuova azione presentava diversi elementi di
sicura discussione sulla validità della sentenza di primo grado, ma
dal nulla venne fuori come per magia (o pianificata interferenza) un
magistrato (non interessato direttamente al caso) che affermò di aver
notato che l'istanza HABEAS CORPUS”, pur avendo elementi molto validi,
era viziata da un grande difetto di forma… era stata presentata
con 20
giorni di ritardo. Pertanto, dietro questo commento “disinteressato” di
un magistrato di passaggio, la corte ha rifiutato l'istanza di Chico
Forti per essere stata presentata “ fuori tempo massimo”…
Ci si chiede se è una sfortuna maledetta che perseguita Chico
Forti o se una Forza “umana” presente nel District Attorney Office di Miami, sotto pressioni occulte, blocca ogni tentativo che Chico Forti fa per
far riconoscere l’errore commesso nei suoi confronti, condannando un
innocente senza alcuna
prova.
Viene da chiedersi: ma gli avvocati americani non conoscevano i termini previsti dalla legge? La
realtà è che lo State Attorney,
il Prosecutor, il giudice ed altri personaggi presenti e responsabili della condanna di Chico Forti sono ancora in carica dopo 12 anni e non ce alcun interesse a rivangare questo processo che
potrebbe umiliare troppi personaggi che hanno giocato veramente sporco. In caso di riconoscimento della innocenza di Chico Forti, lo Stato dovrebbe
infatti poi pagare un congruo risarcimento danni per aver rovinato la vita di un imprenditore nel momento del suo apice di carriera. Gli avvocati parlano di centinaia di milioni di dollari ! Una cifra mai pagata dallo Stato e sicuramente, anche se negoziabile nellimporto, sempre pesantemente onerosa ai danni dei Tax Payers . Un Italiano che fa sborsare milioni ai
contribuenti? No way! Non
sia mai, dicono gli americani.
Sarebbe troppo in questo
momento di crisi e quindi
boicottano qualsiasi
tentativo legale e non di
far trionfare la giustizia!
Il destino ha comunque voluto che il personaggio Gary Schiaffo, il poliziotto ed investigatore capo del caso della morte di Andrew Cunanan, apparso come testimonial nel video di Chico Forti
- Il sorriso della Medusa
- sulle irregolarità commesse dalla polizia e sui dubbi della morte di Andrew Cunanan, sia stato recentemente
arrestato.
Chico Forti, durante la
produzione del reportage aveva
ritenuto Gary Schiaffo una
persona affidabile nella
collaborazione offerta per
reperire informazioni sul
caso, ma, alla morte di Dale Pike,
il poliziotto non si è
rivelato tanto onesto e durante il processo
non si è tirato indietro nel
produrre una testimonianza
fortemente negativa nei
confronti di Forti. Tutto
questo solo perchè non ha
ricevuto da Forti una somma
di denaro per lui adeguata
per la collaborazione nel
video su Versace. Oggi,
Schiaffo è stato arrestato per
essersi procurato testimoni falsi per risolvere un caso di frode
e per aver manipolato prove e testimoni. Ora sì che la sua decaduta credibilità potrebbe giovare ad un eventuale ridiscussione del caso Forti !
(Foba)
Speciale Albaria:
IL CASO FORTI
La storia di Enrico Forti...
in carcere a vita negli USA
dopo un ingiusto processo
senza uscita
-
Continua...
http://www.albaria.com/speciale_chicco_forti/default.htm
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