WORKSHOP INTERNAZIONALE DI
PROGETTAZIONE
I PROGETTI PER
LA SISTEMAZIONE DELLA COSTA URBANA DI PALERMO
La
seconda edizione del "Workshop Internazionale di
Progettazione", cui era presente Bartolo Sammartino in
rappresentanza del Presidente della Regione e dell'assessore Granata,
ha visto la presentazione di suggestivi
progetti miranti una sistemazione del porticciolo
dell'Acquasanta. Grande sensibilità
e rispetto verso il paesaggio, sconosciute a chi, in passato, ha progettato e realizzato dei veri
e propri incubi di cemento.
di Alessandro
Costanzo Matta
21 ottobre -
“Davanti a un foglio
bianco non sono niente”: così ha terminato il suo intervento
l’architetto Joāo Alvaro Rocha, nel corso del convegno di
chiusura, tenutosi ieri (20 ottobre) nella Sala delle Capriate di
Palazzo Steri, della seconda edizione del “Workshop Internazionale di
Progettazione”, organizzato e auto finanziato dall’Associazione
Culturale Studentesca Aleph SIEA, tenuto a Palermo dal 17 al 20 di
ottobre, in collaborazione con l’Associazione Studentesca portoghese
del FAUP.
Nutrito il gruppo di sponsor,
Assessorato dei Beni Culturali della Regione Siciliana in testa. E
all’insegna della semplicità e della chiarezza, che sono alla base
del modo di “fare architettura” di Rocha, si è sviluppato il
seminario di quest’anno che, nel contesto della sistemazione
dell’intera costa urbana del capoluogo siciliano, è stato incentrato
sulla riqualificazione dell’area del porticciolo della borgata
dell’Acquasanta.
Un
vero e proprio tour de force di tre giorni, nei locali della Facoltà di
Ingegneria dell’Università degli Studi di Palermo, quartier generale
di quaranta studenti che, ripartiti in sei gruppi coordinati da cinque
architetti della Scuola di Architettura di Porto (Portogallo), hanno
presentato i loro studi corredati anche da plastici in scala, alcuni
davvero suggestivi.
Proposte tutte molto pragmatiche, ma, peccato, destinate a rimanere
soltanto sulla carta. Un laboratorio di progettazione valido sul piano
interculturale, ad hoc nell’ambito del programma universitario di
promozione delle attività culturali e sociali degli studenti, ma
teorico per quelle che sono le reali e impellenti esigenze di riassetto
dell’intera costa palermitana. La cui pianificazione, del resto, -
come ha precisato l'architetto Davide Cardile - non
attiene agli allievi delle Facoltà di Ingegneria e di Architettura,
che, sebbene “ipoteticamente”, hanno comunque “progettato”.
Dai
loro esercizi di progetto è emerso un
tessuto universitario permeato di sensibilità e rispetto verso
il paesaggio e di una forte capacità di osare, forse del tutto
sconosciute a chi, in passato, ha progettato e realizzato dei veri e
propri incubi: fatti di cemento, metallo pesante e macchine, che hanno
deturpato e in certi casi cancellato il volto di questa o quella zona
costiera. E se il progresso, come diceva un vecchio lupo di mare, “è
la capacità dell’uomo di complicare le cose semplici”, tale
citazione calza a pennello per la borgata dell’Acquasanta. Che,
marinara per tradizione, si è ridotta ad un complicato groviglio
cementificato e industrializzato, perdendo il semplice e naturale
contatto con il mare. I cinque sensi, il mare non lo percepiscono più lì,
dove le navi, per illusione ottica, sembrano navigare sul cemento e non
sull’acqua.
E
proprio alla riscoperta del mare che gli studenti hanno indirizzato i
loro progetti. Sei idee diverse del mare e di un porto. Un “elo do
mar” (anello del mare), la prima, seguita dall’architetto Carlos
Nuno Lacerda Lopes, caratterizzata dalla globalità, in cui il porto
dell’Acquasanta diviene centro di collegamento a tutti gli altri
aspetti della città e non solo della borgata. Un costruire senza
costruire, la seconda, guidata dall’architetto Joāo Alvaro Rocha,
una riconversione del sito, facendo leva sulle sue
tradizioni,simbolicamente presenti nella nave di pietra ancora
esistente, per riconnettere l’interno con il mare.
Un percorso mentale
più che tecnico la terza, che incontra Verga e Pirandello in quello che
il tutor arch. Bernardo Rodrigues ha intitolato “Il teatro dell’eco:
una porta mentale per l’isola volante”: che alle contraddizioni di
un mare ripudiato, di una borgata marinara che non vive più di pesca,
prospetta un mare al centro delle emozioni del visitatore. Un buon
ragionamento e una soglia, rispettivamente la quarta e la sesta, curate
dagli architetti Filipa Guerreiro e Tiago Correia, partendo dalla
cartina turistica, “prendendo la città in mano” e lavorando con
quello che c’è nel porticciolo, comprese le automobili. Il quinto
gruppo, con il tutor Laura von Dellemann, invece ha proposto un
trattamento realista del sito, esaminando tutte quelle attività e
servizi, sussistenti nella borgata, in grado già di interagire con il
mare.
L’Ing.
Arch. Antonino Margagliotta, moderatore del dibattito, ha esaltato la
passione con cui gli studenti hanno lavorato. Metabolizzando il leit
motiv portoghese del “tutto semplice e diretto” sono pervenuti a
quella conoscenza dell’essenziale, che pone chi progetta un paesaggio
e l’Architettura stessa, in una dimensione non di dominio, ma di
osmosi con la natura.
Al convegno è intervenuto anche l’on.
Bartolomeo Sammartino, in
rappresentanza del Presidente della Regione e dell’assessore regionale
ai Beni Culturali Fabio Granata. Soltanto con “la riconquista della
capacità di pensare al futuro facendo tesoro della tradizione,” - ha
affermato Sammartino - “stabilendo
una sintesi più elevata tra etica ed estetica, fra idee e forme, forse
poi, grazie anche a iniziative come questa del Workshop
Internazionale”, chi si esercita a progettare oggi potrà
riuscire domani a tradurre in materia i propri sogni.
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