21 Ottobre 2003


 

 

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WORKSHOP INTERNAZIONALE DI PROGETTAZIONE           

I PROGETTI PER LA SISTEMAZIONE DELLA COSTA URBANA DI PALERMO

La seconda edizione del "Workshop Internazionale di Progettazione", cui era presente Bartolo Sammartino in rappresentanza del Presidente della Regione e dell'assessore Granata, ha visto la presentazione di suggestivi progetti miranti una sistemazione del porticciolo dell'Acquasanta. Grande sensibilità e rispetto verso il paesaggio, sconosciute a chi, in passato, ha progettato e realizzato dei veri e propri incubi di cemento.

di Alessandro Costanzo Matta



21 ottobre -
“Davanti a un foglio bianco non sono niente”: così ha terminato il suo intervento l’architetto Joāo Alvaro Rocha, nel corso del convegno di chiusura, tenutosi ieri (20 ottobre) nella Sala delle Capriate di Palazzo Steri, della seconda edizione del “Workshop Internazionale di Progettazione”, organizzato e auto finanziato dall’Associazione Culturale Studentesca Aleph SIEA, tenuto a Palermo dal 17 al 20 di ottobre, in collaborazione con l’Associazione Studentesca portoghese del FAUP.
Nutrito il gruppo di  sponsor, Assessorato dei Beni Culturali della Regione Siciliana in testa.  E all’insegna della semplicità e della chiarezza, che sono alla base del modo di “fare architettura” di Rocha, si è sviluppato il seminario di quest’anno che, nel contesto della sistemazione dell’intera costa urbana del capoluogo siciliano, è stato incentrato sulla riqualificazione dell’area del porticciolo della borgata dell’Acquasanta.

Un vero e proprio tour de force di tre giorni, nei locali della Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Palermo, quartier generale di quaranta studenti che, ripartiti in sei gruppi coordinati da cinque architetti della Scuola di Architettura di Porto (Portogallo), hanno presentato i loro studi corredati anche da plastici in scala, alcuni davvero suggestivi.
Proposte tutte molto pragmatiche, ma, peccato, destinate a rimanere soltanto sulla carta. Un laboratorio di progettazione valido sul piano interculturale, ad hoc nell’ambito del programma universitario di promozione delle attività culturali e sociali degli studenti, ma teorico per quelle che sono le reali e impellenti esigenze di riassetto dell’intera costa palermitana. La cui pianificazione, del resto, - come ha precisato l'architetto Davide Cardile -  non attiene agli allievi delle Facoltà di Ingegneria e di Architettura, che, sebbene “ipoteticamente”, hanno comunque “progettato”.

Dai loro esercizi di progetto è emerso un  tessuto universitario permeato di sensibilità e rispetto verso il paesaggio e di una forte capacità di osare, forse del tutto sconosciute a chi, in passato, ha progettato e realizzato dei veri e propri incubi: fatti di cemento, metallo pesante e macchine, che hanno deturpato e in certi casi cancellato il volto di questa o quella zona costiera. E se il progresso, come diceva un vecchio lupo di mare, “è la capacità dell’uomo di complicare le cose semplici”, tale citazione calza a pennello per la borgata dell’Acquasanta. Che, marinara per tradizione, si è ridotta ad un complicato groviglio cementificato e industrializzato, perdendo il semplice e naturale contatto con il mare. I cinque sensi, il mare non lo percepiscono più lì, dove le navi, per illusione ottica, sembrano navigare sul cemento e non sull’acqua.

E proprio alla riscoperta del mare che gli studenti hanno indirizzato i loro progetti. Sei idee diverse del mare e di un porto. Un “elo do mar” (anello del mare), la prima, seguita dall’architetto Carlos Nuno Lacerda Lopes, caratterizzata dalla globalità, in cui il porto dell’Acquasanta diviene centro di collegamento a tutti gli altri aspetti della città e non solo della borgata. Un costruire senza costruire, la seconda, guidata dall’architetto Joāo Alvaro Rocha, una riconversione del sito, facendo leva sulle sue tradizioni,simbolicamente presenti nella nave di pietra ancora esistente, per riconnettere l’interno con il mare.


Un percorso mentale più che tecnico la terza, che incontra Verga e Pirandello in quello che il tutor arch. Bernardo Rodrigues ha intitolato “Il teatro dell’eco: una porta mentale per l’isola volante”: che alle contraddizioni di un mare ripudiato, di una borgata marinara che non vive più di pesca, prospetta un mare al centro delle emozioni del visitatore. Un buon ragionamento e una soglia, rispettivamente la quarta e la sesta, curate dagli architetti Filipa Guerreiro e Tiago Correia, partendo dalla cartina turistica, “prendendo la città in mano” e lavorando con quello che c’è nel porticciolo, comprese le automobili. Il quinto gruppo, con il tutor Laura von Dellemann, invece ha proposto un trattamento realista del sito, esaminando tutte quelle attività e servizi, sussistenti nella borgata, in grado già di interagire con il mare.

L’Ing. Arch. Antonino Margagliotta, moderatore del dibattito, ha esaltato la passione con cui gli studenti hanno lavorato. Metabolizzando il leit motiv portoghese del “tutto semplice e diretto” sono pervenuti a quella conoscenza dell’essenziale, che pone chi progetta un paesaggio e l’Architettura stessa, in una dimensione non di dominio, ma di osmosi con la natura. 
 Al convegno è intervenuto anche l’on. Bartolomeo Sammartino,  in rappresentanza del Presidente della Regione e dell’assessore regionale ai Beni Culturali Fabio Granata. Soltanto con “la riconquista della capacità di pensare al futuro facendo tesoro della tradizione,” - ha affermato Sammartino -  “stabilendo una sintesi più elevata tra etica ed estetica, fra idee e forme, forse poi, grazie anche a iniziative come questa del Workshop Internazionale”, chi si esercita a progettare oggi  potrà riuscire domani a tradurre in materia i propri sogni.

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