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Sport: Giochi Olimpici 2020
IL NO DEL GOVERNO AI GIOCHI OLIMPICI DEL 2020 IN ITALIA
Niente da fare per la fiamma olimpica a Roma per il 2020
di Kristian Guttadauro
Dopo aver valutato la situazione generale del paese, il governo Monti ha
fatto mancare l’appoggio al comitato che sosteneva la candidatura della
città capitolina per ospitare le Olimpiadi del 2020.
"Siamo arrivati alla conclusione unanime che il governo non ritiene che
sarebbe responsabile nelle attuali condizioni dell'Italia assumere un
impegno di garanzia – ha comunicato la Presidenza del Consiglio - Abbiamo
esaminato il progetto con grande attenzione, sia nelle sue parti generali
sia nella molto approfondita analisi economica che lo ha accompagnato.
Desideriamo esprimere grande condivisione delle linee di questo progetto e
abbiamo veramente ammirato in Consiglio dei Ministri i vari motivi di
interesse di questo progetto".
Austerithy che oggi tocca anche direttamente lo sport italiano nel nome
della crisi e di altre priorità che il paese deve e dovrà fronteggiare.
Non una bocciatura per il lavoro egregio che il comitato organizzatore ha
portato evento, ma un no motivato dalla necessità di rigore e da un momento
che vede il paese annaspare e guardare con preoccupazione alla vicina Grecia
così come ad altre nazioni che oggi non possono considerarsi salve dal nuovo
flagello finanziario.
Quanto abbiano influito su questa decisione ormai irrevocabile gli sprechi
venuti a galla negli ultimi anni che hanno caratterizzato le organizzazioni
di grandi eventi sportivi nel Bel Paese, dai Mondiali di calcio del ’90 a
quelli di nuoto del 2009, non è dato saperlo, ma probabilmente una ferita
l’hanno aperta e questo non ha fatto altro che spingere l’attuale governo a
prendere una decisione che comunque oggi ferisce sicuramente il mondo dello
sport azzurro.
Tanta delusione ed amarezza, contraddistinta soprattutto dalle parole di un
simbolo dell’Italia vincente alle Olimpiadi, quella sempreverde Alessandra
Sensini che con il suo windsurf anora una volta rappresenterà l’Italia a
Londra 2012 e che proprio nella capitale di Albione potrebbe anche fare da
portabandiera per l’intera delegazione azzurra.
“Sono rammaricata per gli atleti italiani. Partecipare a un'Olimpiade nel
proprio Paese è qualcosa di fantastico. Sono momenti particolari che
rimangono nella storia. Dal punto di vista economico, non posso che
rimettermi alla decisione del premier" – ha spiegato l’olimpionica di
Grosseto - "Spero che il Governo abbia valutato tutti gli aspetti per la
decisione, perché per lo sport italiano sarebbe stata una grande occasione
di sviluppo anche economico".
Dello stesso tenore un’altra eroina italiana, Valentina Vezzali, anche lei a
Londra impegnata nella sua ennesima Olimpiade: “Rancore? No, non provo
rancore nei confronti del premier Monti. Ha preso una decisione difficile.
Ma spero che i nostri governanti vengano a Londra, per vedere le emozioni
che sa regalare lo sport e un’Olimpiade. Evidentemente la necessità di far
quadrare i conti ha prevalso sul sogno olimpico. E’ un segnale preoccupante,
perché vuol dire che davvero la situazione del nostro Paese è molto
difficile. Risentimento o
rancore nei confronti del premier? No, sono convinta che ha dovuto prendere
una decisione molto difficile, e lo ha fatto con sofferenza e piena
consapevolezza”.
Chiama in causa il coraggio e la piena responsabilità con cui il Governo ha
preso una decisione sofferta Pietro Mennea, una delle poche voci che hanno
preso con più filosofia il No alla candidatura di Roma.
Svaniti così i sogni di Petrucci, Pescante ed Alemanno, nonchè di gran parte
dello sport azzurro, a contendersi l’onore di ospitare la più grande
manifestazione sportiva del mondo restano solo in cinque: Tokyo, Madrid,
Istanbul, Baku e Doha.
Ed il lotto delle partecipanti suggerisce almeno un paio di considerazioni.
Sicuramente Baku in Azerbaijan potrà contare sui milioni che i leader
postsovietici di questa repubblica potranno mettere in campo, ma appare
difficile che possa imporsi, malgrado gli Europei di calcio che si terranno
questa estate sono nati dalla forza di volontà che Polonia ed Ucraina hanno
messo in campo per convincere Platini e soci, non senza – anche lì – furiose
e rumorose obiezioni da parte degli esclusi, anche qui Italia inclusa.
Negli
Emirati Arabi i milioni non mancano di sicuro e probabilmente neanche la
volontà di creare quasi del nulla le infrastrutture. Potrebbe essere uno
scenario suggestivo, anche se si dovranno considerare fattori importanti
come le temperature locali e la situazione politica della zona, notoriamente
non tranquillissima. Il Mondiale di calcio assegnato al Qatar potrebbe
essere una lezione.
Istanbul appare un’ipotesi affascinante ma forse poco percorribile mentre
qualche chance in più sembra possano averla Tokyo e Madrid. Efficenza
giapponese ed intraprendenza spagnola. Pochi dubbi sul Giappone, pochi dubbi
sui meriti sportivi degli spagnoli ed anche il buoni livello di diverse
strutture già esistenti (vedi stadi, vedi America’s Cup a Valencia). Ma – e
qui arriva la perplessità maggiore - Giappone e Spagna non risultano essere
rimasti immuni dalla crisi.
Anzi. In Asia, il gigante cinese ha messo in difficoltà puiù volte un
Giappone che oggi deve riprendersi con non poche ferite dallo sconquasso del
terremoto e della tragedia di Fukushima. Mentre la Spagna non naviga certo
in acque più tranquille di quelle italiane, greche o portoghesi.
Oggi Monti presiede un governo d’emergenza, di unità nazionale, mentre a
Madrid Racoj è il vincitore di elezioni che sono state indette
anticipatamente proprio per fronteggiare una situazione molto simile a
quella italiana. Due strade diverse per cercare di curare la stessa grave
malattia. Ma la loro opinione sui Giochi Olimpici evidentemente sono state
diverse, e così malgrado gli indignados ed i problemi che la Spagna sta
attreversando, Madrid è a caccia di un rilancio proprio attraverso quella
chiave che l’Italia ha già rinunciato a prendere in mano per riaprire quella
porta di un nuovo sviluppo, di una nuova stagione.
Chi vincerà questa scomessa? Chi ha deciso di rischiare o chi ha lasciato il
tavolo anzitempo?
Vedremo.
Kristian Guttadauro |