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16 Febbraio 2012



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Sport: Giochi Olimpici 2020
IL NO DEL GOVERNO AI GIOCHI OLIMPICI DEL 2020 IN ITALIA
Niente da fare per la fiamma olimpica a Roma per il 2020

 
Il Presidente del Consiglio Mario Monti

Il Presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, Giovanni Petrucci, ha scritto una lettera aperta al mondo dello sport italiano. Ecco il testo. "Oggi è un giorno triste nella storia dello sport italiano. (segue)

di Kristian Guttadauro

Dopo aver valutato la situazione generale del paese, il governo Monti ha fatto mancare l’appoggio al comitato che sosteneva la candidatura della città capitolina per ospitare le Olimpiadi del 2020.
"Siamo arrivati alla conclusione unanime che il governo non ritiene che sarebbe  responsabile nelle attuali condizioni dell'Italia assumere un impegno di garanzia – ha comunicato la Presidenza del Consiglio - Abbiamo esaminato il progetto con grande attenzione, sia nelle sue parti generali sia nella molto approfondita analisi economica che lo ha accompagnato. Desideriamo esprimere grande condivisione delle linee di questo progetto e abbiamo veramente ammirato in Consiglio dei Ministri i vari motivi di interesse di questo progetto".
Austerithy che oggi tocca anche direttamente lo sport italiano nel nome della crisi e di altre priorità che il paese deve e dovrà fronteggiare.
Non una bocciatura per il lavoro egregio che il comitato organizzatore ha portato evento, ma un no motivato dalla necessità di rigore e da un momento che vede il paese annaspare e guardare con preoccupazione alla vicina Grecia così come ad altre nazioni che oggi non possono considerarsi salve dal nuovo flagello finanziario.
Quanto abbiano influito su questa decisione ormai irrevocabile gli sprechi venuti a galla negli ultimi anni che hanno caratterizzato le organizzazioni di grandi eventi sportivi nel Bel Paese, dai Mondiali di calcio del ’90 a quelli di nuoto del 2009, non è dato saperlo, ma probabilmente una ferita l’hanno aperta e questo non ha fatto altro che spingere l’attuale governo a prendere una decisione che comunque oggi ferisce sicuramente il mondo dello sport azzurro.
Tanta delusione ed amarezza, contraddistinta soprattutto dalle parole di un simbolo dell’Italia vincente alle Olimpiadi, quella sempreverde Alessandra Sensini che con il suo windsurf anora una volta rappresenterà l’Italia a Londra 2012 e che proprio nella capitale di Albione potrebbe anche fare da portabandiera per l’intera  delegazione azzurra.
“Sono rammaricata per gli atleti italiani. Partecipare a un'Olimpiade nel proprio Paese è qualcosa di fantastico. Sono momenti particolari che rimangono nella storia. Dal punto di vista economico, non posso che rimettermi alla decisione del premier" – ha spiegato l’olimpionica di Grosseto - "Spero che il Governo abbia valutato tutti gli aspetti per la decisione, perché per lo sport italiano sarebbe stata una grande occasione di sviluppo anche economico".
Dello stesso tenore un’altra eroina italiana, Valentina Vezzali, anche lei a Londra impegnata nella sua ennesima Olimpiade: “Rancore? No, non provo rancore nei confronti del premier Monti. Ha preso una decisione difficile. Ma spero che i nostri governanti vengano a Londra, per vedere le emozioni che sa regalare lo sport e un’Olimpiade. Evidentemente la necessità di far quadrare i conti ha prevalso sul sogno olimpico. E’ un segnale preoccupante, perché vuol dire che davvero la situazione del nostro Paese è molto difficile. Risentimento o
rancore nei confronti del premier? No, sono convinta che ha dovuto prendere una decisione molto difficile, e lo ha fatto con sofferenza e piena consapevolezza”.
Chiama in causa il coraggio e la piena responsabilità con cui il Governo ha preso una decisione sofferta Pietro Mennea, una delle poche voci che hanno preso con più filosofia il No alla candidatura di Roma.
Svaniti così i sogni di Petrucci, Pescante ed Alemanno, nonchè di gran parte dello sport azzurro, a contendersi l’onore di ospitare la più grande manifestazione sportiva del mondo restano solo in cinque: Tokyo, Madrid, Istanbul, Baku e Doha.
Ed il lotto delle partecipanti suggerisce almeno un paio di considerazioni. Sicuramente Baku in Azerbaijan potrà contare sui milioni che i leader postsovietici di questa repubblica potranno mettere in campo, ma appare difficile che possa imporsi, malgrado gli Europei di calcio che si terranno questa estate sono nati dalla forza di volontà che Polonia ed Ucraina hanno messo in campo per convincere Platini e soci, non senza – anche lì – furiose e rumorose obiezioni da parte degli esclusi, anche qui Italia inclusa.
Negli Emirati Arabi i milioni non mancano di sicuro e probabilmente neanche la volontà di creare quasi del nulla le infrastrutture. Potrebbe essere uno scenario suggestivo, anche se si dovranno considerare fattori importanti come le temperature locali e la situazione politica della zona, notoriamente non tranquillissima. Il Mondiale di calcio assegnato al Qatar potrebbe essere una lezione.
Istanbul appare un’ipotesi affascinante ma forse poco percorribile mentre qualche chance in più sembra possano averla Tokyo e Madrid. Efficenza giapponese ed intraprendenza spagnola. Pochi dubbi sul Giappone, pochi dubbi sui meriti sportivi degli spagnoli ed anche il buoni livello di diverse strutture già esistenti (vedi stadi, vedi America’s Cup a Valencia). Ma – e qui arriva la perplessità maggiore - Giappone e Spagna non risultano essere rimasti immuni dalla crisi.
Anzi. In Asia, il gigante cinese ha messo in difficoltà puiù volte un Giappone che oggi deve riprendersi con non poche ferite dallo sconquasso del terremoto e della tragedia di Fukushima. Mentre la Spagna non naviga certo in acque più tranquille di quelle italiane, greche o portoghesi.
Oggi Monti presiede un governo d’emergenza, di unità nazionale, mentre a Madrid Racoj è il vincitore di elezioni che sono state indette anticipatamente proprio per fronteggiare una situazione molto simile a quella italiana. Due strade diverse per cercare di curare la stessa grave malattia. Ma la loro opinione sui Giochi Olimpici evidentemente sono state diverse, e così malgrado gli indignados ed i problemi che la Spagna sta attreversando, Madrid è a caccia di un rilancio proprio attraverso quella chiave che l’Italia ha già rinunciato a prendere in mano per riaprire quella porta di un nuovo sviluppo, di una nuova stagione.
Chi vincerà questa scomessa? Chi ha deciso di rischiare o chi ha lasciato il tavolo anzitempo?
Vedremo.


Kristian Guttadauro 

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