STORIE
DI MARE E DI UOMINI
MAURIZIO
GIGANTE
UN
PROFETA DELLA VELA
Alla vigilia della sua partenza per l’Australia dove prenderà parte
ad un’impresa emozionante, la traversata dell’Oceano Indiano a
bordo di Thico IV, abbiamo tracciato un profilo di questo sportivo con la
passione per lo sport e la vela nel loro significato più puro.
di
Alessandro Costanzo Matta
22 ottobre - Avevo spesso sentito parlare di Maurizio Gigante, più volte avevo letto
il suo nome nelle cronache sportive come atleta, come giornalista ed
altrettanto noto mi era il suo volto.
Poi
una barca a vela per lunghe traversate, un Amel Santorin di 14 metri:
Thico IV degli skipper Umberto De Luca e Alfredo Fiocco che, da Capo
d’Orlando con una seconda partenza da Palermo, il 13 settembre 2003
hanno iniziato il giro del mondo in direzione Ovest.
A bordo c’era anche Maurizio Gigante che realizzava così un sogno
inseguito per anni.
Ma
chi è davvero Maurizio?
Una delle tante risposte non può che concretizzarsi sentendo chi lo
conosce da poco, da molti anni o i suoi nuovi allievi.
“Uomo, atleta,
velista, sportivo” – Un profeta dello sport della vela.
“Un uomo generoso, buono, cordiale, paziente. Un atleta
determinato, infaticabile, corretto, altruista. Un velista abile,
capace, intuitivo, attento. Uno sportivo a trecentosessanta
gradi, attore o spettatore, tifoso o critico, comunque sotto il segno
del rispetto dell’atleta, pronto ad applaudire un bravo avversario e a
riconoscere il proprio errore, sempre con la capacità di emozionarsi e
commuoversi”.
Un quadro più che delineato del professionista, dell’atleta che dopo
aver scoperto il mare e la passione per la vela d’altura, aver
coronato il sogno di una traversata sicuramente affascinante e che ti
segna per sempre dentro, ha deciso di bissare l’impresa.
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Maurizio Gigante in un momento di
relax e in navigazione mentre fotografa dalla prua della sua
barca una balena.
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Maurizio
Gigante si è “risvegliato” dal suo sogno divenuto realtà a fine
Dicembre, ha salutato “Thico” ed è tornato in Sicilia. Ma quando il
23 Gennaio De Luca e Fiocco hanno attraversato il canale di Panama
facendo il loro ingresso nel Pacifico, Maurizio – dopo più di nove
mesi - ha deciso di riprendere a “sognare”.
Maestro
di vita, istruttore di derive da qualche anno è diventato anche
istruttore di vela d’altura, un impegno che è croce e delizia dei
suoi fine settimana. E’ un insegnante molto bravo, ha affinato
tecniche e metodi di istruzione che appassionano e divertono i suoi
allievi. Inutile dire che tutto ciò lo riempie giustamente di orgoglio
ma lui, modesto come sempre non se ne fa un vanto.
Non solo un maestro e praticante, dunque, ma anche un “navigatore”
nel senso più antico e nobile che questa parola può assumere per gli
italiani, da sempre un popolo che con il mare e sul mare ha costruito la
propria esistenza.
Navigatore in Oceano Atlantico, l’incontro con la balena, il mare
“diverso”, quello duro, quello che ti mette alla prova, che ti da la
misura delle tue capacità. E adesso un altro grosso impegno, quasi
mezzo giro del mondo, sei mesi di mari difficili, impegnativi che
fai fatica già a pensarli, che li guardi sulla carta e sono
grandissimi. Ma lui è sereno, è quello che ha sempre sognato, e adesso
può finalmente stringerlo tra le mani. Ha tutte le capacità e le
conoscenze che gli servono e, soprattutto, ha il coraggio di andare, che
alla fine è quello che manca a tutti quelli che ne parlano ma poi non
vanno.
Il
24 ottobre Maurizio Gigante raggiungerà Thico IV in Australia per dare
il cambio ad Umberto De Luca.
La curiosità a questo punto ha avuto il sopravvento e ho chiesto di
poterlo incontrare.
Non ha l’aspetto da lupo di mare, Maurizio Gigante, ma certamente
dentro lo è. Si definisce come uno che vuole cogliere le occasioni e
non se le lascia scappare. Per verificarsi, per capire se le emozioni
che gli fanno tremare l’anima nella vita di tutti i giorni sono le
stesse che prova a mare e che lo vedono sia spettatore che attore.
Come raccontava Silvia, la sua compagna di vita, Maurizio è sempre
stato uno sportivo: tennis, atletica, corsa campestre con levatacce
all’alba per lungo tempo lo hanno accompagnato prima di presentarsi in
banca in perfetto orario.
Ama vincere, ma preferisce perdere bene, piuttosto che vincere male. Uno
sportivo doc, dunque, palermitano, classe 1949.
Il “Lei” gli dà fastidio e passa subito al “tu”.
Ascoltandolo si avverte a pelle che ce l’ha nella mente e
nell’anima, il mare. La passione per il sesto continente, e nella
fattispecie per la vela, è qualcosa che ha avuto sempre dentro.
All’inizio veleggiava insieme a Gianni Mazza e Renato Grosso.
Partivano dallo scivolo dove i pescatori di Mondello Paese tenevano le
loro barche.
Con degli Zef, piccole derive dalla carena rotonda, e lui, Maurizio, col
suo Vaurien una barca di poco più di 4 metri costruita in termanto,
leggera inaffondabile, una delle più indicate per approcciarsi alla
vela.
Esordisce con il Vela Club e infine è in pianta stabile al Club Albaria
da oltre dieci anni.
Pur avendo cominciato tardi (25 anni per le prime regate di circolo) la
sua è stata una vera e propria escalation.
Nella vela d’altura una delle stagioni migliori fu con “Filo da
Torcere” del cavaliere Ducrot, che ha lasciato il segno, con Agostino
Randazzo al timone e Maurizio Gigante spesso impegnato come prodiere,
ruolo delicato ed il più delle volte ingrato.
“Il
prodiere a fine regata quasi sempre si prende i rimproveri di tutti -
spiega Maurizio – e quando si vince non è mai per merito suo”.
Una stagione felicissima quella con “Filo da Torcere” con un secondo
e terzo posto ai Campionati Assoluti a Capri (1985). Nell’87 un titolo
Italiano Assoluto con Sumbra IV, una barca toscana con un equipaggio
eterogeneo formato da elementi provenienti da tutta Italia. Un buon
successo nella regata della Giraglia con un secondo posto alle spalle
dei francesi. E poi ancora tante gare a bordo di altre barche
palermitane e nazionali.
Alcune
delle soddisfazioni maggiori sono venute con la J/24 barca monotipo di m
7,30, un’imbarcazione lenta, scomoda nella cui classe si radunavano i
più forti timonieri italiani dando vita a regate tutte di altissimo
livello. Diversi i titoli mondiali ed europei vinti da team italiani in
questa classe strepitosa che annovera, ed è storia recente -
ricorda Maurizio – nomi del calibro di Vasco Vascotto e Luca
Santella.
Nel
carnet di Maurizio Gigante c’è anche una Middle Sea Race, classica
del Mediterraneo che proprio sabato scorso ha preso il via per la sua
XXV edizione, con un equipaggio polacco a bordo di “Storm Faugel” un
katch di 22 metri, famosissimo, che all’epoca aveva al suo attivo un
gran numero di record di traversate oceaniche. E poi ancora parecchi
titoli italiani e numerosissimi titoli siciliani sempre nel vasto
panorama della vela d’altura, poi facendo un percorso assolutamente al
contrario e passato alle derive Laser e Laser 2, dove, a dispetto
dell’età e di qualche acciacco messi a tacere da una smisurata
quantità di passione e determinazione, ha continuato a mietere
successi.
Come
portacolori dell’Albaria ricorda un paio di campionati italiani di
Hobie Cat, una vittoria ai campionati zonali, una preolimpica di Laser
prima delle Olimpiadi di Barcellona, tante regate d’altura, tre titoli
regionali, uno con Ermanno Basile e due con Francesco Siculiana. E con
Albaria la pratica di un altro sport: il windsurf, che per Maurizio è
fascino del contatto immediato con il mare ed una sensazione inebriante
governare la tavola in simbiosi perfetta con il mare e il vento.
Nel 2003 il grande salto.
Con la circumnavigazione del globo in direzione Ovest di Thico IV si
prospetta a Maurizio la possibilità di gustare una fetta della torta:
la traversata dell’Atlantico. Saltare quel fosso che separa il velista
dal navigatore e mettersi alla prova con tutte quelle forze sconosciute,
soltanto immaginate o appena avvertite, che sono fuori e dentro ogni
essere umano.
“Non
è inseguire un refolo di vento che ti porta primo alla boa -
afferma Gigante – Non è più il confronto con gli avversarsi ma
quello con il proprio io, con i disagi e con gli elementi naturali che
ti circondano, che in un attimo di distrazione possono anche annientarti”.
Tra
le mille emozioni che il mare gli ha regalato,
un suono gli rimarrà impresso per sempre.
“Un
giorno in pieno Oceano Atlantico, mare mosso, dentro un’onda vedo un
siluro velocissimo. Era una balena azzurra, un balenottero di 7-8 metri.
Ci ha seguito tutto il giorno. Poi veniva sotto la barca e sempre più
vicino, giocava col timone della barca ad una distanza di un metro, cosa
che ci preoccupava non poco – continua Maurizio - Il giorno
dopo non l’abbiamo visto. Il mare era calmissimo. Finito il mio turno
di notte, sono andato in cuccetta a prua a dormire. E mentre mi
distendevo ho sentito la “voce” della balena attraverso la plastica
della barca. E’ stato il suono più bello che io abbia sentito a mare
nella mia vita”.
Sensibile anche verso i problemi sociali,
Maurizio Gigante, come socio della Lega Navale Italiana, collabora
attivamente col suo presidente Carlo Bruno in favore di soggetti
diversabili, che a contatto con il mare riescono a dimenticare i propri
handicap, almeno per qualche giorno.
Possiede
inoltre una barca con cui viaggia e che impiega per fare scuola di vela
e per il conseguimento di patenti nautiche. E’ il suo piccolo regno.
Quello di un uomo che ha realizzato e sta realizzando i suoi sogni.
“Non
ho chiesto moltissimo - dice Maurizio - ma alla fine sono un uomo
fortunato e forse anche deciso, e riesco spesso con l’aiuto del Cielo
ad ottenere quello che ho programmato”.
Ma
anche quello che non era previsto.
Come l’avventura con Thico IV, “in cui sto dando una mano a degli
amici e una mano a me – aggiunge – perché sinceramente non
avrei mai sperato di fare un oceano, poi addirittura di farne due. Alla
fine giunto a 2/3 per completare il giro del mondo dopo l’Oceano
Atlantico e l’Oceano Indiano non mi resta che affrontare il Pacifico.
Non è in programma, ma insomma, mai dire mai”.