LA
PROTESTA DEL JAZZ IN SICILIA
IL
JAZZ TROVA LA SUA ORCHESTRA PERMANENTE
Si
è conclusa positivamente la drammatica protesta del maestro Garsia che
il 17 gennaio scorso si era incatenato al suo pianoforte davanti al
teatro Santa Cecilia, denunciando
come il Jazz rischiasse di
collassare e soffocare senza aiuti e subendo anche lo "scippo"
del piccolo teatro seicentesco, destinato a diventare la Casa del Jazz
palermitano, ma finito al Massimo come sala prove. Decisivo per
risolvere la vicenda l'intervento di Fabio Granata, assessore regionale
ai Beni Culturali.
di
Alessandro Costanzo Matta
6 febbraio -
Una settimana fa, l’idea dell’assessore regionale ai Beni
Culturali, Fabio Granata, di riunire ad un unico tavolo Regione, Comune
e Provincia per risolvere i problemi del Brass Group di Palermo e del
Jazz.
Ieri, nella sede regionale di via delle Croci, l’incontro dei capi
degli uffici di gabinetto dell’assessorato ai Beni Culturali, del
Sindaco e del Presidente della Provincia rispettivamente Marco Salerno,
Sergio Pollicita e Marianna Mirto con il maestro Ignazio Garsia che dal
17 gennaio si era
incatenato alla pedaliera del suo pianoforte per protestare contro
l’assegnazione da parte della Regione Siciliana del Teatro Santa Cecilia come
sala prove alla Fondazione del Teatro Massimo.
(nella foto il maestro Garsia "incatenato" al suo pianoforte
Il sogno svanito di vedere il Santa Cecilia trasformato in casa del Jazz
aveva innescato lo sciopero della fame del noto maestro e compositore
siciliano.
Martedì 27 gennaio la svolta: dopo dieci giorni il maestro Garsia
desiste dal digiuno forzato.
“Deus ex
machina” l’assessore Fabio Granata, che ha resettato tutto
affermando a chiare note che «Il teatro Santa Cecilia non è stato, né
può essere ceduto al teatro Massimo perché viene finanziato con fondi
europei, destinati a strutture pubbliche. Se passasse a una fondazione
privata non potrebbe essere più restaurato».
Inoltre ecco Palazzo Riso, riservato alle arti contemporanee, al teatro
ed alla musica colta contemporanea, Jazz in testa, la sala del secondo
piano dell’Oratorio dei Bianchi, disponibile per il Brass, ed ancora
la fondazione della Fondazione di musica jazz ed un’orchestra
regionale stabile. Pronto
poi anche un calendario ad hoc per i concerti più importanti del Brass,
predisposto da Francesco Cascio, assessore regionale al Turismo e agli
Spettacoli.
Il
rapporto sinergico fra Regione, Comune e Provincia si è concretizzato
ieri con tutte e tre le istituzioni impegnate formalmente a promuovere
la conversione del Brass Group in Fondazione, il cui comitato promotore
è stato legalmente costituito ieri stesso: fra i primi sostenitori
l’architetto Rosanna Pirajno, il vicepresidente del Teatro Massimo,
Gaetano Armao, ed il compositore Marco Betta.
Dunque, al termine di questa significativa vicenda, tutti concordi sulla
necessità di istituire un’orchestra di jazz permanente che dovrebbe,
come spiega lo stesso maestro Tarsia, « essere impegnata undici mesi
l’anno e retribuita in base a contratti rinnovabili annualmente».
Ancora qualche dubbio sugli
spazi da destinare al Brass, ma con la conferma da parte di Granata e
del suo Assessorato di poter mettere a disposizione il salone Fumagalli
dell’Oratorio dei Bianchi per le prove dell’orchestra dovrebbe aver
messo la parola fine ad una situazione incresciosa e che ha visto
attirare su di sé i riflettori solo in seguito alla drammatica forma di
protesta messa in atto da un uomo che chiedeva solo di poter suonare la
musica che condivide con migliaia di appassionati e che in Sicilia trova
da sempre un fertilissimo e più che produttivo terreno dove crescere e
svilupparsi.