LA
PROTESTA DEL JAZZ IN SICILIA
LA PROTESTA DEL
JAZZ GRANDE SOLIDARIETA' PER IL MAESTRO IGNAZIO GARSIA
Il noto pianista, fondatore dell'Associazione Siciliana per la
Musica Jazz The Brass Group, ha scelto di compiere un gesto decisamente
forte per criticare la politica di sostegno alle
attività musicali che vede il mondo del jazz nettamente penalizzato e
che è culminata nella decisione della Regione Siciliana di assegnare al
patrimonio del Teatro Massimo la sala seicentesca del Santa Cecilia, già
promessa a sostegno dell'importante attività jazzistica siciliana.
Fermento fra i politici. Rassicurazioni da parte del Presidente Cuffaro
e dell'Assessore ai Beni Culturali Fabio Granata. Leoluca Orlando
preparerà un'interrogazione parlamentare.
(nella foto
il teatro di Santa Cecilia ed il maestro Garsia con il suo pianoforte)
di
Alessandro Costanzo Matta e Kristian Guttadauro
20 gennaio -
Il maestro Garsia da tre giorni si è incatenato alla pedaliera del suo pianoforte, in un
angolo di via Piccola a fianco del Reale Teatro
di S. Cecilia, in origine destinato a divenire la Casa del Jazz
siciliano, ed invece recentemente inglobato dal presidente della Regione
Cuffaro nel fondo patrimoniale della Fondazione Teatro Massimo come sala
prove d'orchestra.
E' questa la incredibile vicenda di Ignazio Garsia pianista,
direttore d'orchestra, fondatore dell'Associazione Siciliana per la
Musica Jazz The Brass Group, organizzazione conosciuta per aver ospitato
i migliori artisti che gravitano nel mondo del Jazz e tante altre
iniziative fra cui quella didattica.
Non è concepibile infatti vedere un personaggio della sua fama
incatenarsi in strada e far sentire umiliati i cittadini palermitani
sensibili che conoscono e sanno quanto egli abbia fatto per le attività
musicali e in particolare per il jazz. Evidentemente dopo aver esaurito
tutti i normali canali di protesta per difendere il diritto ad avere un luogo dove poter suonare
la propria musica insieme con tutto il movimento jazzistico palermitano.
E' quasi come immaginare il maestro Muti incatenarsi davanti alla Scala di
Milano, è proprio questa l'impressione che desta vedere il noto
personaggio siciliano costretto a mille disagi mentre veglia su quella casa che
era stata promessa alla musica che ama.
Vigorosa la stretta di mano del maestro
Garsia, nonostante il suo sciopero della fame che va avanti ormai da tre
giorni non lascia il S.Cecilia,
costruzione seicentesca e culla del melodramma italiano che grazie ad un
disegno di legge della Regione Siciliana, sarebbe stata la futura Casa del Jazz della nostra “isola appassionata”, che troppo spesso
dimentica chi la passione l’ha veramente nelle vene e preferisce
dare ascolto a chi su quest’isola non ci vive e
costringe a relegare il Santa Cecilia di Palermo a banale ed
ingiustificata sala prove, inglobandolo nel fondo patrimoniale della Fondazione del Teatro Massimo.
Sembra aver sprecato l’olio e la fatica
l’assessore ai Beni Culturali Fabio Granata, certo di poter consegnare
nelle mani appassionate del maestro Ignazio Garsia, che nel frattempo si
è dimesso dalla carica di presidente del Brass per non coinvolgere il
gruppo nella sua protesta, quello che avrebbe
potuto essere un altro gioiello della Musica, da aggiungere al
patrimonio artistico e culturale della Sicilia.
“Sono sicuro che
l’assessore Granata abbia fatto di tutto per mantenere gli impegni e
che non si sia tirato indietro, credo invece che abbia della difficoltà
- afferma Ignazio Garsia
– perché esistono delle lobbies musicali potentissime che da Roma
controllano il potere della musica in Italia e quindi anche le attività
periferiche, e che queste lobbies vedono come un pericolo la nascita di
un’orchestra permanente di Jazz: perché se si apre una maglia in
Sicilia, sul modello siciliano altre regioni potrebbero aspirare ad
avere orchestre regionali di Jazz e siccome il Fus (Fondo Unico per lo
Spettacolo), che lo Stato destina prevalentemente alle attività di
produzione lirico sinfonica, è sempre stato insufficiente, si sostiene
che sarebbe la fine per le attività
concertistiche siciliane”.
C’è sorriso e rabbia nei suoi occhi, ma giusto un velo, per un
sogno svanito in cui aveva
fermamente creduto e in cui crede ancora oggi.
In un angolo, senza
dare fastidio a nessuno, incatenato ai pedali di un pianoforte dalle
15,15 di sabato 17 gennaio, si nutre soltanto di un po’ di brodo
caldo, acqua e zucchero e qualche caffè con un goccio di latte. Sotto
un gazebo di plastica voluto da domenica da alcuni amici per proteggerlo
veglia giorno e notte come una
sentinella sul teatro per poi dormire il
sonno del giusto, forse sognando “il suo sogno” trasformato in realtà
per tutti i siciliani.
Il maestro Garsia conduce la sua pacifica protesta sperando,
dice senza farsi illusioni, che “questa iniziativa possa servire a
sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dei musicisti di Jazz, che
ancora oggi vivono la condizione d’essere considerati musicisti di
intrattenimento, fruibili cioè in un sushi bar più o meno mondano per
sorseggiare un drink tropicale e ciò non è ammissibile perché da
trent’anni a Palermo esiste l'attività concertistica, perché la musica jazz è
universalmente riconosciuta linguaggio d’arte, perché esistono le
cattedre di musica jazz, e non è possibile che nella sola regione
siciliana tra Stato ed Enti locali si impegnano oltre duecento miliardi
di lire per le produzioni musicali di lirica e sinfonica e non
una lira viene destinata per la produzione di musiche “altre”, di
musica jazz e di derivazione afro-americana".
Ci sono quattro enti di
produzione: il Bellini di Catania, il Vittorio Emanuele, il Teatro
Massimo, l’Orchestra Sinfonica Siciliana, ma non esiste un centro di
produzione per il Jazz.
"Il progetto del Brass Group, organizzazione no profit, prevedeva la costituzione
di un’orchestra permanente, che funzionasse dieci mesi l’anno -
continua a spiegare Garsia - un
progetto con cui tra l’altro l’assessore Fabio Granata, una delle
persone più sensibili per statura politica, morale e culturale, ha
fatto proprie le istanze dei musicisti di Jazz, presentando un disegno
di legge che prevedeva la trasformazione del Brass in Fondazione di
diritto privato su modello degli enti lirico sinfonici, un’orchestra
permanente di Jazz con una sua sede, ed a tale scopo aveva destinato
proprio il Real
Teatro S. Cecilia, ed è qui che invece oggi si infrange il sogno di
creare una “Casa del Jazz”.
L'assessore regionale ai Beni Culturali non è rimasto indifferente alla
protesta del maestro Garsia.
"Condivido l'idea di assicurare spazi pubblici per attività
teatrali e musicali di Palermo, fra le quali il Brass Group che ha di
certo importanza centrale. Non condivido però la forma di protesta
prescelta: il Santa Cecilia presto sarà restaurato grazie ai fondi di
Agenda 2000 e dunque per almeno due anni non sarà utilizzabile. Inoltre
l'assessorato vuole assicurare questo ed altri spazi esistenti alle
realtà palermitane, senza però doverlo fare seguendo la spinta di
certe proteste. Ecco perchè invito il maestro Garsia a rasserenarsi ad
avere fiducia nelle istituzioni", ha spiegato Granata ad un
quotidiano.
Distensiva arriva anche la dichiarazione del presidente Cuffaro, sicuro
che il Teatro Santa Cecilia ospiterà anche l' "altra" musica,
ossia il jazz.
"L'assegnazione del Santa Cecilia al Massimo è una scelta
importante per Palermo e per lo stesso Massimo che, come si sa, non
dispone di un piccolo teatro. Nella mia decisione sono confortato da un
progetto del sovrintendente Carriglio, che investe quelle iniziative,
dalle operine alla nuova musica al teatro di parola, che oggi vivono con
difficoltà per mancanza di spazi adeguati - ha proseguito Cuffaro -
Il Santa Cecilia diventerà sede stabile e di prove dell'orchestra.
Così il teatro potrà risuonare ogni giorno proprio come le antiche
camere della musica".
Sta invece preparando un'interrogazione parlamentare Leoluca Orlando,
secondo cui "la Regione deve partecipare per legge alla
Fondazione Massimo, ma invece di conferire soldi, un assegno, un
lingotto, un terreno, un pascolo, un'abitazione, ha assegnato un teatro.
Ma non si blocca per le prove uno spazio che può ospitare il jazz che a
Palermo ha tradizione antica. E poi, lo dico in punta di piedi e senza
vena polemica, Garsia e i suoi suonano in mezzo alla strada mentre si
assiste al concentramento di spazi a Carriglio. Non fa bene neanche al
maestro che non ha di certo interesse a diventare un parafulmine per
ogni saetta".
Rimane
tuttavia un interrogativo che desta qualche perplessità secondo il
Maestro Garsia "Perche mai il teatro Santa Cecilia non è stato
destinato dalla Regione Siciliana all'amministrazione comunale che
l'aveva richiesto in comodato d'uso per le attività musicali?...
Oggi,
martedì 20 gennaio, alle 19:00 in via Piccola proprio
dall’angolo del maestro Garsia, prenderà vita una jam-session a cui
parteciperanno diversi nomi di spicco del panorama jazzistico
dell’isola.