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Da  La Repubblica   del 15 marzo 2002
 

Il club nautico di Mondello festeggia un secolo di vita: le vittorie sportive, i soci illustri e il dietro front di Dalla Chiesa
Lauria, una storia lunga cent'anni con i Florio, le Olimpiadi e il jetset


ANTONELLA ROMANO

SPEGNE le candeline dei suoi cento anni il circolo Lauria, il club più antico della città e settimo in Italia, trampolino di lancio per campioni di razza, terrazza a mare dell'elite economica, specchio fedele del potere palermitano. Al circolo che porta il nome di Roggero di Lauria, l'invincibile ammiraglio della flotta aragonese, si sono intrecciati i destini di intere famiglie imprenditoriali, partendo dai Florio, ed è stata scritta una parte della storia di Palermo e del suo ceto borghese. Tra i nomi illustri, spiccano quelli di intere dinasty familiari, come i Calajò, i Richichi, i Rutelli, gli Adelfio, i Collura, gli Agnello, i Barbera, i Dell'Oglio, i Bàrbaro, gli Spatafora, solo per citarne alcuni, tutti esponenti di famiglie di commercianti e di imprenditori, perché i nobili si trastullavano invece alla Vela.
«I nostri soci oggi sono quasi duemila e il numero da cinque anni è chiuso. Per me è come amministrare una piccola città e i problemi non mancano: dal socio che chiede più sdraio a mare a quello che vorrebbe il cameriere sulla battigia. Al Lauria oggi convivono quattro generazioni: bisnonni, nonni, figli e nipoti. Ci sono gli atleti, i professionisti, i rampanti e gli sfaccendati - dice Gabriele Guccione, presidente da un anno e dirigente da tanti, transfuga della Vela, che sull'attività sportiva punta tutto, a costo di guadagnarsi più di un nemico tra quelli che contano - Non si può fare il socio solo per prendere il sole. Noi qui abbiamo il privilegio di usare il molo per fare sport ad alto livello».
A metà tra l'amarcord, col ricordo dei tempi passati e dei personaggi scomparsi, e la allegra festa dei «primi cento anni», il circolo che taglia il traguardo vanta il risultato di aver trasferito in un secolo di attività la cultura del mare nel dna dei palermitani;, a cominciare dai suoi testimonial nel mondo, campioni come Paco Wirz, («il Lauria è il mio ufficio da 30 anni») e Sabrina Seminatore, seguiti dai fratelli Francesco e Gabriele Bruni e Michele, Matteo e Francesco Ivaldi.
Il Circolo canottieri Roggero Lauria, che cent'anni fa trovava posto in un brigantino disarmato ancorato alla Cala, dono del primo presidente, Ignazio Florio, comincia le sue celebrazioni con un cocktail che si tiene stasera nella sede invernale del circolo, a villa De Luca. Ma tra stuzzichini, carciofi fritti e champagne, ai soci i dirigenti sarà chiesta una mano d'aiuto per l'organizzazione degli eventi che scandiranno il centenario. Al «cercasi sponsor» ha già risposto Angelo Randazzo per il concorso fotografico che sarà lanciato il 21 aprile.
Anche se il Lauria diventò un vero circolo, con un proprio statuto solo nel 1906, i primi documenti sulla data della sua nascita risalgono al 1902, quando a Palermo alcuni appassionati di rowing (canottaggio in inglese) riuniti nei due club nautici esistenti a Palermo, il Sicania Nautical Club "Roggero di Lauria" e il Circolo Nautico, unificarono le due strutture facendo nascere il Lauria. Tra i primi duelli velici si ricordano nel 1902 quelli tra la barca "Spreparati" del Lauria e gli "Illusi" di Messina.
Ieri mezzo Lauria stava dalla parte di Leoluca Orlando; oggi, invece, il club conta sette rappresentanti del centrodestra, dal ministro Enrico La Loggia al vice ministro Gianfranco Miccichè, da Enzo Fragalà e Alberto Arcierno a Dario Allegra, presidente della nuova spa dell'Amap targata Cammarata. In uno degli ultimi incontri sociali - perché il Lauria oltre a vela, surf, nuoto, pallanuoto e canottaggio è noto anche per le sue feste sul mare, come i pareo party, i campionati di bridge e i meeting conviviali - gli esponenti approdati al governo Berlusconi si sono presentati ai soci. Ma la politica, con snobismo da circolo, è rimasta fuori a forza, fin dai tempi di Nello Martellucci, tra i presidenti più illustri, che tentò di introdurla quando era sindaco e la Democrazia cristiana era il partito di riferimento della borghesia e dell'aristocrazia palermitana.
Il circolo ha conosciuto tante glorie e qualche dolore. Nel 1982, quando sui giornali i politici dicevano «la mafia non esiste», Carlo Alberto Dalla Chiesa e la moglie al Lauria fecero un'apparizione al Lauria: fu la prima volta - ma anche l'ultima - che Dalla Chiesa prese parte a una serata mondana in una Palermo che iniziava a mostrare anche nei salotti le prime crepe dell'omertà e della connivenza. E il prefetto preferì abbandonare la festa. E poi il neo di una diretta Rai dal Lauria, che nell'84 lanciò in Italia l'immagine di un circolo troppo simile a quello rappresentato nello sceneggiato della "Piovra". Ricorda Gerlando Miccichè, ai tempi vicedirettore generale del Banco di Sicilia: «Ci presero in giro. Assieme a me e all'avvocato Paolo Seminara doveva esserci Giovanni Falcone. Ma il magistrato non venne e noi due ci ritrovammo sul banco degli imputati, paragonati a mafiosi. Io oggi sono orgoglioso di appartenere alla società borghese palermitana». Anche Libero Grassi, vittima del racket, era socio del Lauria. Dice oggi Pina Grassi, assidua frequentatrice e socia fondatrice: «Considero il Lauria la mia casa al mare. Solidarietà? L'ho avuta, ma non da tutti quelli che erano stati amici di Libero».