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Mondello e la sua storia
L'ANGELA E L'ADDAURA: STORIA DELLE DUE GOLETTE
COSTRUITE E VARATE A MONDELLO Di Alessandro Costanzo MattaNel cantiere navale dell’Addaura la luce entra dalle spaziose finestre laterali nell’ampia sala a tracciare. Illumina il piano di costruzione di una goletta “a sinò”(1), disegnato a grandezza reale sul pavimento di pino ben levigato. Assolutamente proibito fumare. Nei primi anni Venti, a Mondello, si costruiscono ancora navi in legno. Dai piani longitudinale, orizzontale e trasversale si ricava la sezione maestra. Che con il piano di velatura verrà inviata, per l’approvazione, al Registro Navale Italiano. Ufficio di primaria importanza nel traffico marittimo, che nulla ha da invidiare al Lloyd’s Register inglese e al Veritas francese, è preposto ad accertare le condizioni di navigabilità di una nave ed evita al caricatore che la noleggia, di ingaggiare propri tecnici di fiducia. Risparmio di tempo e denaro e maggiori garanzie, conferite dal documento comprovante categoria e classe dell’imbarcazione, rilasciato a costruzione ultimata. Il grande cantiere di Mondello, all’avanguardia, di stampo americano per la lavorazione e trasformazione meccanica del legno, nasce per volere di R. Arceri, un giovane ingegnere palermitano. Non sono più i tempi della “veliera in legno”, nave mercantile italiana, che fino al 1870 era largamente richiesta da Tedeschi, Francesi e Sudamericani. Le golette genovesi hanno smesso di far rotta per il Rio della Plata, cariche di agli, cipolle e arenaria, utilizzata per selciare le strade di Buenos Aires e Montevideo. I famosi clippers della Cina, che trasportavano il the sui mercati inglesi, spariti per sempre. I primi esperimenti di galleggianti di ferro, fatti in Inghilterra intorno al 1815, solo un ricordo. L’Aaron Manby, il primo bastimento in acciaio costruito in Europa, superato. Ferro e acciaio laminato ormai la fanno da padrone. La motrice a vapore è un cuore potente. I piroscafi, giganti che ignorano il vento. Incastri, parelle, caviglie, viti a legno, chiodi di bordatura e i più severi calafataggi non bastano più a legare e consolidare i pezzi di legname. Navi lunghe anche cento metri, da quattromila tonnellate di portata, le costruiscono solo i cantieri navali nordamericani, durante la Grande Guerra. Il legname a disposizione è di grandissime dimensioni. Il risultato, in termini di portata utile, poco soddisfacente. A parità di grandezza una nave a struttura metallica è più leggera di una in legno: capacità di carico superiore e il piroscafo lucra più nolo. Vele contro eliche. Il Journale de la Marine Marchande pubblica lo stato della flotta mercantile al 1° luglio 1921. Su comunicazione del Lloyd’s Register nel mondo ci sono 28.433 vapori e navi a motore e 4.773 velieri. Di scena anche i motovelieri, ibridi di transizione nelle piccole e medie portate. Qualche armatore costruisce velieri in ferro e acciaio perfino negli alberi e nei pennoni. Ma, costo della tonnellata e d’esercizio inversamente proporzionali alle dimensioni, minori spese di manutenzione, notevole resistenza e durata, premi di assicurazione ridotti in forza di maggiore solidità e sicurezza, sono esclusivo appannaggio della motonave. La totale indipendenza dai venti, carta vincente, che la rende incontrastata dominatrice dei mari e dei traffici. Non tutti però si lasciano intimorire dalla conquistata supremazia del metallo. Lo scoppio della Prima Guerra mondiale, la scarsità del tonnellaggio e la derivante crisi dei noli hanno generato il bisogno incessante di nuove navi. Che richiedono l’impiego di materiali più svariati: ferro, acciaio, cemento e anche legno. E per qualcuno, “legno” indica ancora la nave per antonomasia. Pertanto il Lloyd Meridionale, creatore del cantiere di Mondello, decide di realizzare solo navi in legno. Lo scalo dell’Addaura è in cemento armato. Nei pressi una segheria, dotata di moderno macchinario motorizzato, trasforma i tronchi in assi sottili. Nelle officine, bucatrici, piallatrici, trapani elettrici, attrezzi per la lavorazione del legno, mentre appositi stabilimenti producono tutte le ferramenta necessarie alla costruzione. Il cantiere è il set. La regia l’indispensabile sala a tracciare. Quella di Mondello ha appena partorito l’Angela e l’Addaura, due golette, che ora attendono soltanto di essere ultimate. Il segantino, inginocchiato nella sala, ha dato vita alle loro forme. Ha seguito le ordinate, linee sul piano di costruzione, ossature trasversali nel corpo della nave. Il martello per inchiodare i garbi. Pialla e sega per far combaciare il bordo delle tavole con la curvatura del tracciato. La falsa squadra per rilevare i quartabuoni, per poi segnarli sulla tavoletta di ogni garbo. Ciascuna ordinata lavorata con esattezza. La perfetta aderenza del fasciame allo scheletro della nave, il risultato. Sulle taccate le ossature dell’Angela e dell’Addaura sono complete. La chiglia, la ruota di prua e il dritto di poppa sono state montate. Così l’ossatura maestra nella parte centrale e le altre ordinate verso prua e verso poppa. Non resta che disporre i primi corsi di fasciame: dal più alto (cinta) al più basso (torello), per passare poi a quello centrale. Calafati e carpentieri completano gli scafi, adattano l’alberatura e approntano le ultime rifiniture. Intanto a Southampton, in Inghilterra, è stato varato il Majestic. È il più grande piroscafo del mondo: lungo 320 m, alto 32, largo 30, una portata di 56.000 t, 4000 i passeggeri delle varie classi, macchine da 100.000 cavalli di forza, impianto elettrico bastevole per una città di trentamila abitanti, 450 avvisatori di incendio, telegrafi senza fili, 3. Incredibile! Nel cantiere di Mondello le due golette, immobili, sembrano goffe, incongruenti. Ma anche per loro arriva il giorno del varo, momento della metamorfosi per ogni nave. L’Angela e l’Addaura scivolano nel mare. Nel loro elemento naturale improvvisamente acquistano grazia, bellezza e vita. Le vele spiegate al vento sono quel tocco di fascino in più, che nessuna nave a motore potrà mai possedere, neanche la più grande del mondo. (1) Sinò: corruzione dall’italiano senale (asta che regge una particolare sorta di vela) Al. Tu. |