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Itinerario floristico e faunistico dal Santuario di Monte Pellegrino al paese di Mondello

Il Monte Pellegrino, definito da Goethe "il più bel promontorio del mondo", deve il suo nome alla presenza del falco pellegrino, predatore ancora oggi presente insieme con altre specie di rapaci come il gheppio e la poiana; oppure di uccelli migratori che in maggio lo sorvolano, diretti verso lo stretto di Messina, come i falchi pecchiaioli e le tortore. La passeggiata che vi proponiamo percorre la strada che va dal santuario di S. Rosalia a Mondello attraverso la provinciale che sovrasta la costa dell’Addaura.Il panorama che si può godere spazia, nelle giornate che precedono forti venti di tramontana e maestrale, fino all’isola di Ustica, a 32 miglia di distanza dalla costa.

Il Monte Pellegrino e la Real Tenuta della Favorita, che insieme formano la Riserva Naturale Orientata Regionale "Monte Pellegrino", costituiscono una delle più grandi bellezze della Sicilia, sia dal punto di vista naturalistico che da quello paesaggistico. La Riserva, che si estende per 1022 ettari, si pone come scopo, fra gli altri, la ricerca scientifica sulle componenti naturalistiche ed etnico-monumentali ed il mantenimento delle attività agro-silvo-pastorali tradizionali.

La flora presente è una delle più importanti della Sicilia, con centinaia di specie presenti. Nel bosco mediterraneo ammiriamo, fra gli alberi d’alto fusto, lecci, frassini, carrubi e mandorli. Purtroppo, durante il rimboschimento, effettuato senza tenere conto delle specie autoctone, sono stati introdotti anche eucalipti e pini. Fra le specie della macchia troviamo invece fichidindia, palme nane, cavoli rupestri dai fiori gialli ed euforbia, che oggi spadroneggia sulle altre presenti.

Sul Monte, non mancano le testimonianze di insediamenti umani appartenenti all’era paleolitica ed a periodi immediatamente successivi. Particolarmente interessanti risultano le incisioni parietali rinvenute all’interno della grotta dell’Addaura, riproducenti figure antropomorfe e zoomorfe. Secondo gli studiosi, i graffiti riguardanti le figure antropomorfe ritrarrebbero per lo più scene danzanti: gli uomini riprodotti sulle pareti rocciose appaiono come figure ben congegnate, pur nella loro semplicità. Grazie alla numerosità delle figure maschili incise, è facile stabilire che i graffiti non appartengono al periodo paleolitico. Stessa tecnica sarebbe stata adoperata per le figure zoomorfe, rappresentate con identico stile verista che ne testimonia la contemporaneità.

Ricco di anfratti e grotte è il percorso che conduce al santuario di S. Rosalia. A circa 20 minuti dalle pendici del Monte, ecco la prima sosta, presso la cappella costruita in onore alla santa protettrice di Palermo. In corrispondenza della cappella, la mulattiera si interrompe per un breve tratto lasciando che il cammino continui più agilmente su strada asfaltata, poi la mulattiera riprende fino al santuario. Da qui, si può già scorgere Castello Utvegio, chiuso durante la guerra ed acquistato in tempi più recenti dalla Regione Siciliana, che non ne ha reso possibile la fruizione al pubblico. Ed eccoci giunti nei pressi della "passeggiata di Goethe", sentiero che dalla vecchia strada raggiunge un costone a strapiombo sul versante che sovrasta la Favorita. Un luogo immerso nel silenzio della natura dove sostare piacevolmente prima di intraprendere l’ultimo viottolo che conduce alla grotta di S. Rosalia. Qui la Santa, figlia del nobile normanno Senibaldo, si rifugiò dopo aver deciso di abbandonare per sempre la vita mondana. La fama del "promontorio più bello del mondo", il cui fascino misterioso resta ancor oggi intatto, si rinnova ogni anno in occasione del Festino di luglio con manifestazioni di spiccato sapore folkloristico in onore della Santa protettrice del capoluogo isolano.


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