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20 aprile 2010 |
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IL MIO PICCOLO RICORDO DI GREGORIO NAPOLI Parigi, 18 aprile 2010 - Sono molto dispiaciuto della morte di Gregorio Napoli. Nel 2002, quando cominciai a realizzare dei piccoli documentari sugli immigrati a Palermo, mi presentai a Gregorio Napoli e scoprii che il critico e recensore cinematografico del più diffuso quotidiano siciliano era un professionista estremamente disponibile nei confronti dei giovani esordienti. Alcuni dei miei lavori (che lui si ostinava a chiamare “films”, quando io, ancora, questo suo complimento continuo a considerarlo un incoraggiamento, un augurio) furono da lui generosamente recensiti e presentati in pubblico. La stessa attenzione, lo stesso aiuto Gregorio Napoli dispensò a tutti gli altri miei colleghi da qualunque parrocchia socio-culturale venissero. Fossero o non fossero essi simpatici e garbati. Per tutti aveva un consiglio adeguato ed esortava gli uni a collaborare con gli altri. Senza cedere al paternalismo, il suo giudizio era sempre positivo. Perché Gregorio Napoli tendeva per natura e per scelta etico-culturale al bene. Era un critico che non criticava, ma elogiava. E nell’articolare le ragioni del suo apprezzamento conduceva sempre il suo pubblico a condividere il suo amore per il film. La passione entusiasta e coinvolgente per il cinema, inteso come opera dell’uomo a proposito dell’uomo e a vantaggio degli altri uomini, credo, sia stata la fonte del suo talento. Questo ammiravo in lui oltre alla sua integrità professionale, qualità tanto rara quanto preziosa. Egli coltivava, infatti, un senso altamente civico del suo ruolo nella società : la sua penna non utilizzava mai, come arma per colpire, ma sempre come scudo per proteggere ciò che di buono aveva scoperto nell’opera che commentava. Alla riconoscenza, all’ ammirazione non posso non aggiungere la mia simpatia per il personaggio. Perché la simpatia, che in apparenza é sentimento istintivo, epidermico, capriccioso e che quindi andrebbe tenuto riservato nel momento di un ricordo come questo, che vorrei fosse il più pubblico possibile… In realtà la simpatia, dicevo, é spesso sintomo di un legame profondo e duraturo fra gli uomini. Di una sintonia, di un apprezzamento anche più importante dei giudizi razionali che i nostri schemi morali ci dettano. Dalla mia simpatia per Gregorio Napoli nasce, oggi, la nostalgia per un’esperienza che so di non potere più rivivere. Più di una volta, infatti, mi accadde nei cinema di Palermo, durante la proiezione di un film commerciale o di nicchia, appena uscito o riproposto nell’ambito di una retrospettiva, di assistere e partecipare ad una rivoluzione miracolosa. Il fenomeno cominciava a prodursi gradualmente dall’inizio della proiezione e cresceva di intensità con l’avanzare della pellicola. Nel buio della sala, intendevo delle risa leggere, delle esclamazioni di gioia, quasi infantili, provenire da qualcuno dietro di me che doveva certamente sedere nelle ultime file. Ma la cosa più sorprendente é che nessuno sembrava infastidirsi per quei rumori. Talmente essi procedevano in sintonia con la storia, da sembrare naturali come fossero parte integrante della colonna sonora del film. Poi sullo schermo arrivava la scritta “FINE” e sempre dalla stessa direzione dietro di me si levava un applauso, dico uno e solo, ma scrosciante e prolungato come quelli che si fanno all’opera. Per un attimo l’applauso restava solitario ad accompagnare i primi titoli di coda. Era un attimo lungo e pesante dove ognuno si sarà chiesto che fare. Poi, lentamente partivano gli altri: da destra, da sinistra, da davanti. La gente si alzava. Gli scrosci si facevano più forti. La sala ancora nel buio si riempiva di « Bravo!! », « Bravi!! ». Anch’io mi sentivo coinvolto. Ora applaudivo, esultavo. E poi quando luce era di nuovo fatta in sala, mi guardavo intorno e non riconoscevo più nessuno degli spettatori che mi erano vicini. Volti nuovi pieni di emozione, di felicità. Dopo qualche minuto, però, l’applauso generale si estingueva. L’incantesimo finiva. La gente cercava i propri cappotti. Alcuni riaccendevano i telefonini. Tutti pensavano alla vita che li attendeva fuori dal cinema. Solo restava in fondo alla sala un signore anziano dal sorriso di bambino a battere forte le mani. Perché Gregorio Napoli cominciava per primo l’elogio e lo teneva fino in fondo. GIUSEPPE GIORGIANNI
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