Vela: Verso la 33a America’s Cup.
LA COPPA AMERICA SI ARENA SULLE
CARTE DELLA CORTE SUPREMA AMERICANA. A GENNAIO IL VERDETTO
Sembra che la 33esima edizione della Coppa America sarà giocata sulle
carte, prima che sul mare. La querelle giudiziaria ha visto Oracle
vincitore, ma i problemi non sono ancora terminati. Dubbie ancora le
modalità della prossima edizione della competizione. Alinghi e Oracle
devono trovare un accordo o dovranno sfidarsi in mare. La lunga disputa
raccontata dall'olimpionico Francesco Bruni sul Giornale di Sicilia in
un articolo di Guido Fiorito.
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La sfida della 33esima edizione
dell’America’s Cup non è nata in mare, ma nei documenti. Dopo la
vittoria risicata dell’ultima edizione, Alinghi ha preso una posizione
decisa riguardo la programmazione della regata futura, una posizione che
Oracle non ha molto apprezzato.
Si è molto detto a riguardo, ma si sa che quando una disputa finisce in
tribunale l’unica che ci rimette è la chiarezza.
Per questa ragione, Guido Fiorito, redattore del Giornale di Sicilia,
nell’articolo pubblicato venerdi 14 dicembre, ha ricostruito le ultime
dinamiche della questione grazie all’aiuto del palermitano Francesco Bruni, lo
stratega/afterguard di Luna Rossa, che ha sulle spalle già tre olimpiadi
in tre differenti classi - Laser Atlanta ‘96, 49er Sydney 2000, classe Star
Atene 2004 - e si prepara per Qingdao 2008 con la stessa classe che lo
ha visto concludere al sesto posto alle alle passate olimpiadi.
Per spiegare la situazione odierna, occorre capire come si è svolta la
regata. Innanzitutto c'è stato
il successo degli Act della Louis Vuitton Cup, la competizione che mette
gli uni contro gli altri i challenger, gli sfidanti del Defender
detentore della Coppa. Poi il
team svizzero Alinghi, come accennato, ha vinto a fatica contro i kiwi
di New Zealand, dimostrando comunque la propria superiorità,
visto che, per via del protocollo unico, le barche sono simili e quel
che conta davvero sono l'esperienza e la bravura dell'equipaggio.
Ernesto Bertarelli, il patron di Alinghi, ha sfruttato l’onda di
successo e popolarità dell’evento per anticipare la data della prossima
Cup di due anni (programmandola per il 2009) e cambiare il tipo di barca
da utilizzare, privilegio concesso al Defender.
Sebbene questo possa sembrare un dettaglio, c’è da considerare che il
modificare la struttura degli scafi equivale e riorganizzare la
strategia di gara. Non solo: conoscendo prima degli altri le nuove
impostazioni, proprio perché create dal proprio team, Alinghi ha
acquisito un notevole vantaggio sugli altri.
Questa condotta ha provocato l’indignazione degli altri partecipanti:
Patrizio Bertelli, patron di Luna Rossa, ha già ritirato la barca,
mentre Russell Coutts, del team americano Oracle, ha dato il via alla
nota dialettica giudiziaria.
Il velista Franceso Bruni sottolinea la stranezza di questa querelle: in linea
del tutto teorica, Alinghi ha il potere di modificare regolamenti e
barche. Per questa ragione, Oracle per portare in tribunale il team
avversario si è avvalso di un cavillo: il Deed of Gift – l’atto di
donazione dell’America’s Cup, nonché il suo più antico regolamento –
prevede che il Defender debba mettersi d’accordo con il Challenger of
Records, il primo fra gli sfidanti. Per la 33esima edizione, Alinghi ha
scelto il team spagnolo Desafio. Tuttavia – ed è questo il punto focale
della causa – l’equipe iberica non possiede i requisiti minimi per
ottenere questo status. Di conseguenza, la vittoria del team americano
presso la corte di New York è stata automatica: Oracle è il nuovo
Challenger of Records.
Ma oggi cosa succede? Francesco delinea due possibilità che, a suo dire,
sono le uniche opzionabili: Oracle e Alinghi trovano un accordo per un
nuovo protocollo, oppure si sfidano in un uno contro uno, secondo le
vecchie regole dell’Atto di donazione. Bruni non manca, però, di
sottolineare quanto l’ago della bilancia propenda per il team
statunitense: è ovvio che Oracle non voglia farsi sfuggire l’occasione
di sfidare il Defender con una barca di sua scelta e senza avere altri
avversari con cui misurarsi.
Tutti sembrano quindi ignorare il verdetto che emetterà il 14 gennaio la
Corte Suprema americana, l’ultimo grado di giudizio, a proposito della
questione Oracle contro Alinghi. Soprattutto perché, qualunque sia la
decisione, Bertarelli ha già deciso che non farà ricorso. Ha comunque un
mese per riflettere sulla decisione, visto che il termine ultimo è il 14
febbraio.
Un grande punto interrogativo anche per l’Italia, e in particolar modo
per la Sicilia. A questo proposito, il marinaio palermitano si dice
molto preoccupato: molti sponsor si sono già fatti avanti e molti
progetti sono iniziati. La Regione ha dato il suo contributo per la
creazione di un consorzio italiano con base in Sicilia che dovrebbe
servire a difendere la candidatura di Trapani agli Act della Vuitton Cup.
La situazione resta ferma, per adesso, in attesa di nuove dai due team
avversari.
In lontananza, uno spiraglio: la lettera aperta di Bertarelli. Una lunga
confessione, in cui il patron del Defender spiega la natura della
contesa. Le vere motivazioni del team svizzero sono quelle di rendere
l’America’s Cup un evento unico, non più suscettibile a questo tipo di
querelle. Per tale ragione, accettando la sentenza negativa, il
presidente ha aperto tavole rotonde con La Société Nautique de Genéve,
il Golden Gate Yacht Club e il New York Yacht Club, in modo da apporre
alcune modifiche al Deed of Gift, pur vecchio di 150 anni, e offrire
pari opportunità a tutti i team, livellando anche i vantaggi del
Defender.
Gli svizzeri gli hanno creduto: al team Alinghi è andato il premio
“miglior squadra” degli Sport Awards svizzeri 2007, assegnati a Berna. E
gli altri?
Non resta che attendere le mosse dei due team, nella speranza che la
Coppa America non si riduca a uno scontro a due fra Alinghi e Oracle.
Pietro Calafiore