4 aprile 2006 |
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Al largo di Ustica più
di 100 chili di pesce, tra cui anche un piccolo esemplare di delfino, erano
intrappolati in una distesa di 22 chilometri di “spadare”, reti da pesca
dichiarate illegali nel 2002. La Guardia Costiera di Messina, nella
notte tra venerdì e sabato, ha sequestrato l’attrezzatura di uno dei
pescherecci coinvolti, mentre altre tre barche sono riuscite ad eludere
i controlli. “Stiamo intensificando l’attività di controllo – ha
dichiarato Ferdinando Lavaggi, comandante della Capitaneria
di Porto di Palermo – per frenare le stragi di animali che questo tipo
di pesca illegale continua a causare".
Ventidue chilometri di “spadare”, le reti derivanti d’altura vietate dalle leggi dell’Unione Europea, sono stati sequestrati dalla Guardia Costiera di Messina, che nella notte tra venerdì e sabato ha sorpreso quattro pescherecci mentre utilizzavano questa tecnica per pescare nelle acque al largo di Ustica. Per l’equipaggio di una delle imbarcazioni, denominata Vincenzo I e registrata a Isola delle Femmine, sono scattati il sequestro e una forte multa, mentre gli altri tre pescherecci sono riusciti a sfuggire al controllo, evitando le sanzioni. “Stiamo intensificando l’attività di controllo – ha dichiarato Ferdinando Lavaggi, comandante della Capitaneria di Porto di Palermo – per frenare le stragi di animali che questo tipo di pesca illegale continua a causare. Anche specie protette, come cetacei e tartarughe, vengono coinvolte nel massacro provocato dalle reti. I pesci restano uccisi per lo shock o perché vengono soffocati o mutilati”. Gli agenti della Guardia Costiera che hanno effettuato il blitz hanno trovato più di 100 chili di pesce intrappolato nelle reti. Anche un delfino, un piccolo esemplare femmina di Stenella Striata, appartenente a una specie protetta dalle leggi comunitarie, è stato catturato ed è rimasto ucciso. Ora sarà affidato al Centro Cetacei di Palermo, ma è probabile che finirà in un museo, mentre il resto del pescato sarà donato in beneficenza alla missione Speranza e Carità di Biagio Conte. Si fa ancora massiccio uso nei mari siciliani delle reti derivanti d’altura, comunemente dette “spadare” perché sono usate soprattutto per catturare il pesce spada. Sono reti di nailon molto resistente, lunghe anche molti chilometri e larghe fino a 30 metri. Nel 2002 questo tipo di reti è stato dichiarato illegale da una legge dell’Unione Europea, dal momento che il livello di selettività è molto basso ed è, quindi, elevato il rischio che anche specie protette rimangano coinvolte nella cattura. “L’anno scorso abbiamo sequestrato 820 chilometri di “spadare” - dice Felice Tedone, a capo della squadra della Guardia Costiera che ha effettuato il blitz – e anche quest’anno si sono registrati già tre interventi”.
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