1 marzo 2006

 

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è un servizio di Albaria nato nel 1998, per evidenziare alcuni avvenimenti che corredati da immagini fotografiche potranno essere in seguito pubblicati anche sulla rivista Albaria Magazine
 

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L'ULTIMO SALUTO AD ENZO RANDISI
Il musicista che ha ostinatamente e volutamente scelto di vivere in una città difficile come Palermo suonando jazz ed esportando in tutta Europa il nome della Sicilia
 

Enzo Randisi ed Emil Richards a Miondello durante il vibe contest del Jazz Festival

 

di Alessandro Costanzo

Palermo 1 marzo - Oggi si sono ritrovati in tanti nella chiesa di Santo Spirito per dare l’estremo saluto, sulle emozionanti note di “The shadow of your smile” di Johnny Mandel, ad Enzo Randisi, per molti il primo vero jazzista palermitano. Niente castelli di sabbia per lui, raffinato virtuoso del vibrafono, ma una vita inossidabile, costruita a suon di musica martellando note vellutate, che indimenticabili emozioni hanno regalato a Palermo e al mondo della musica internazionale, con una carriera lunga oltre 50 anni nel mondo del grande jazz.

Vibrafonista, pianista e arrangiatore il vulcanico Enzo Randisi, palermitano “doc” classe 1935, già nel 1963 venne presentato come stella di notorietà mondiale al Jazz Festival di Comblain La Tour in Belgio. Interprete di innumerevoli concerti, dagli Stati Uniti alla Turchia, dalla Spagna all’ex Unione Sovietica, fu definito dal critico e programmatore RAI Adriano Mazzoletti a “Radio 1 Jazz” come “uno dei più importanti vibrafonisti del mondo”. Tra i fondatori dello storico “The Brass Group” di Palermo, Randisi ha fatto in tempo a gustarsi lo splendido traguardo del riconoscimento dell’importante polo musicale siciliano come Fondazione, raggiunto alla fine di due travagliatissimi anni. Durante la sua carriera artistica ha condiviso la passione per la musica di calibro internazionale fra cui Gianni Basso, Chet Baker, Salvatore Bonafede, Gil Cuppini, Franco D'Anrea, Stefano D'Anna, Bobby Durham, Massimo Faraò, Pierre Favret, Sergio Fanni, Frank Foster, Stan Gets, Dusko Goykovich, Stephane Grappelli, Al Grey, Joe Heider, Enrico Intra, John Lewis, Claudio Lo Cascio, Giovanni Mazzarino, Dado Moroni, Romano Mussolini, Sal Nistico, Enrico Pieranunzi, Bill Russo, Diane Shuur, Bob Wilbur e Mimmo Cafiero. Quest'ultimo lo ha ricordato a ragion veduta come “il musicista che ha ostinatamente e volutamente scelto di vivere a Palermo suonando jazz ed esportando in tutta Europa il nome della Sicilia”, trasmettendo con carisma innato, stile inconfondibile ed energia contagiosa la forza di credere nel jazz come autentica professione, affrancandolo da quella collocazione angusta di musica hobbistica in cui troppo spesso è stato relegato.

Enzo Randisi a Mondello durante la 4a edizione del New Jazz Festival“Quando te ne sarai andato l’ombra del tuo sorriso colorerà tutti i miei sogni e illuminerà l’alba” intonano le voci a cappella di un gruppo di amici, fuse come fossero un unico strumento, mentre negli occhi di tutti ci sono ancora i bagliori della sua indimenticabile performance di primavera al New Jazz Festival di Mondello al pianoforte con i Duke Ellington Singers e nel singolare Vibe Contest con la icona del jazz americano Emil Richards accompagnati dalla Montecarlo Night Orchestra e quelli del suo ultimo concerto tenutosi per l’Epifania al Teatro Politeama insieme ai più famosi jazzisti di Palermo. Città a cui Randisi ha trasmesso attraverso il jazz un impulso di forte crescita in tutti i sensi. La sua viscerale passione per la musica lo ha portato a rischiare in prima persona, lasciando il cosiddetto posto fisso, mito di parecchia gente, per diventare anche un finissimo talent scout e soprattutto suonare il suo jazz, con uno swing inconfondibile. Nella convinzione che la vita non è fatta per durare, ma per essere vissuta ogni giorno pienamente, Enzo Randisi vi ha messo dentro una carica espressiva così intensa da annullare perfino la vacuità della morte. Tanto che dalla voce rotta dall'emozione del trombettista palermitano Vito Giordano nel ricordare l'amico scomparso è apparso chiaro che dall’unico volume dell’intera umanità non un capitolo è stato strappato, ma tradotto in una lingua migliore, consacrando Enzo Randisi alla memoria di un passato irripetibile destinato a vivere per sempre.