25 Marzo 2003 |
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Di Alessandro Costanzo Matta
Ipnotico il documentario di Salvo Cuccia “Il Satiro danzante” presentato ieri nel villino Florio a Palermo dall’Assessore Fabio Granata (nella foto in alto). Che il 3 aprile a Ferrara presso il Salone del Restauro esporrà il piano complessivo delle opere di risanamento monumentale in Sicilia. Un budget di 650 milioni di euro da parte dell’Ue, in vista di un rilancio innovativo del settore dei beni culturali dell’isola. Presenti al tavolo tecnico Pietro Grado, Gioacchino Vaccaro, Francesco Vergara, Alessandro Ràis e Sebastiano Tusa. Non più un miraggio dunque quello del restauro e della valorizzazione del patrimonio storico – artistico. “Si è puntato sulla qualità” – dice Grado – “e si continuerà a farlo. Tenendo presente non solo cosa, ma soprattutto come si restaura. Non colate di cemento, ma recupero di opere d’arte inestimabili e di professionalità altamente specializzata”. “L’Assessorato dei Beni Culturali”- sottolinea il professore Sebastiano Tusa – “già da tempo predilige il gioco di squadra”. E testimonianza della sua sinergia è il magistrale restauro del “satiro”. Inizialmente scambiata per Eolo, la statua fu catturata dalle reti del peschereccio “Capitan Ciccio”, il 4 marzo del 1998 a 60 chilometri da Mazara del Vallo. Tornata alla luce da una profondità di 485 metri, alta due metri e pesante cento chili doveva avere dei “compagni”. Menadi e altri satiri, che molto probabilmente giacciono sui fondali in un singolare tìaso dionisiaco. Come per i bronzi di Riace si tratta di un “originale”. Nessuna traccia che presupponga un calco. In assenza di “terre di fusione”, unico elemento per la datazione quello stilistico. Prassitele, IV secolo per il prof. Paolo Moreno docente ed esperto di Archeologia e Storia dell’Arte greca e romana di fama internazionale. Si pensa anche a Scopa e alla sua scuola. Tutti concordano però sul fatto che il bronzo recuperato nel Canale di Sicilia sia il tassello che mancava per definire quella “rottura dei canoni” nel passaggio dell’arte greca, alla morte di Alessandro il Grande, dal periodo Classico all’Ellenismo. Un corpo di raffinata fattura, secondo il prof. Moreno. Impressionante l’arditezza del movimento. Un piede l’unico punto d’appoggio. Che di fatto richiama quei ritmi nuovi, di sostegno laterale, atti a sciogliere la figura dall’equilibrio gravitante sul proprio asse, espressi magistralmente da Prassitele. Il restauro dell’ICR di Roma iniziato nell’ottobre del 1998 ha asportato le superfetazioni dei microrganismi. Prevalentemente meccanico e non chimico. Attuato con l’ausilio di un geniale tavolo rotante. Evidenziato, nei suoi momenti più salienti, nel documentario curato dal CRICD[1], restituisce il satiro di Ma zara in una forma smagliante. Pronto per l’inaugurazione del 31 marzo nella “Sala della Regina” di Montecitorio, dove rimarrà esposto fino al 2 giugno. Poi tornerà in Sicilia. La sua collocazione definitiva sarà l’ex chiesa di sant’Egidio di Trapani. All’interno di una speciale custodia tecnologica, che non riuscirà ad intaccarne il fascino intenso e la magnetica potenza espressiva.
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