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alcuni avvenimenti che corredati da immagini fotografiche potranno
essere in seguito pubblicati anche sulla rivista
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Pubblicazione iscritta il 26/03/1983 al n.10 del Registro della Stampa
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Coppa
Prima Vela e Trofeo del Presidente - TAVOLE A VELA
DAL
RACCONTO DI UN GENITORE...
COPPA PRIMAVELA DISPUTATA A GRAVEDONA SUL LAGO DI COMO
Una
boa scambiata, mancanza di vento, una notte in bianco e un preludio
autunnale. Soltanto due le regate. Nonostante tutto, bilancio positivo
per i piccoli grandi atleti dell’Albaria nella “Coppa Prima Vela –
Coppa del Presidente, disputata a Gravedona nel comasco. La valle del
Liro testimone dell’aspetto più bello e simpatico del trofeo: lo
spirito di amicizia e collaborazione ed il piacere di stare insieme al
di là della competizione.
Gravedona,
30 Agosto-1 Settembre 2003
Introduzione
Quello che segue è il resoconto del trofeo Prima Vela/Coppa del
Presidente – o meglio di una metà di esso – così come l’ho
vissuto io, genitore di uno dei piccoli concorrenti nonché “surfista
della domenica”. In realtà il resoconto si riferisce solo alla
seconda metà del trofeo, essendo io giunto al Circolo velico di
Gravedona alle 19 circa di domenica 31 Agosto, quando i concorrenti
stavano rientrando dopo la conclusione della seconda regata.
Prologo
La
squadra dell’Albaria era partita dall’aeroporto di Palermo giovedì
28 Agosto per raggiungere Milano, da dove il viaggio era proseguito in pulmino
fino a destinazione. Della squadra facevano parte tre
“grandi” (classe ’92), ossia Alessandro Gagliano ed i gemelli
Flavia e Giovanni Fiore, tutti palermitani, e tre “piccoli” (classe
’93 e ’94), vale a dire il palermitano Alessandro Sorrentino,
l’oriundo siculo-scozzese Sebastian Costa e il “lumbard” Michele
Ravelli, mio figlio. Pare che gli ultimi due fossero stati cooptati
dall’Albaria solo grazie alla discutibile interpretazione di una
oscura postilla del regolamento sul tesseramento degli
extra-comunitari…
A
sottolineare l’importanza dell’evento, la squadra era guidata
nientedimeno che dal Megadirettore dell’Albaria don Vincenzo Baglione,
coadiuvato dal giovane allenatore Giovanni Di Stefano. Inoltre, la
partecipazione volontaria (???) di Gloria Di Fresco con il compagno
Piero Giammanco aveva contribuito in modo determinante a sedare gli
inevitabili patemi parentali (dopotutto siamo sempre in Italia…).
Prima della partenza i due malcapitati si erano infatti impegnati
formalmente – davanti al conclave dei genitori coinvolti – a gestire
le problematiche affettive, psicosociali, igieniche ed
economico-finanziarie dei piccoli atleti.
L’adesione del duo Di
Fresco-Giammanco al gruppo degli accompagnatori merita in effetti alcune
riflessioni. Come responsabile della tesoreria (leggi: le finanze
fornite dalle altre mamme ai propri pargoli), Gloria aveva tra l’altro
il compito ingrato assai di calmierare le richieste di patatine,
caramelle, gomme da masticare, merendine ed analoghi generi di conforto,
soprattutto da parte di due piccoli surfisti in discreto soprappeso.
E’ curioso come l’integrazione nelle squadre italiane di atleti
extracomunitari e oriundi consenta di rivelare abitudini poco familiari
ai genitori nostrani, come ad esempio quella tipicamente scozzese di
frazionare le finanze – e quindi gli spuntini – in piccole buste a
valenza giornaliera con tanto di etichette “venerdì”, “sabato”,
“domenica”, ecc.
L’arrivo
Come
già accennato, sono arrivato a Gravedona nella tarda serata di domenica
31 Agosto, con un’ora abbondante di ritardo rispetto all’orario
previsto (che, se rispettato, mi avrebbe tra l’altro consentito di
assistere almeno alla seconda regata…), causa la scelta di utilizzare
il lento traghetto che collega le due sponde del lago di Como tra
Varenna e Menaggio, poco sopra la biforcazione nei due rami, anziché la
velocissima statale 36 che costeggia il lato Est del lago e ne sormonta
l’apice portando fino alla riva opposta.
Nel
circolo velico di Gravedona l’atmosfera era vivace e piacevolmente
eccitata. Concorrenti, allenatori, accompagnatori, genitori e giudici di
gara correvano avanti e indietro, industriandosi a disarmare barche e
tavole, sistemare attrezzature, rivestirsi in abiti “civili”,
rivedere mentalmente e raccontare – più o meno fedelmente – gli
episodi che li avevano visti protagonisti, per poi conquistarsi
nell’allegra bolgia generale un bicchiere di thè caldo come aperitivo
ad una ben meritata cena. Mio figlio Michele, che non sapeva del mio
arrivo, mi ha adocchiato mentre riportava a riva la sua tavola Aloha e
dopo aver sgranato tanto d’occhi mi è saltato in braccio, bagnandomi
completamente il vestito “buono” che saggiamente avevo indossato per
l’occasione. Potevo arrabbiarmi? Ovviamente no, anche perché pensavo
a come mi sarei sentito se si fosse limitato a un laconico “Ah, sei
qui!”…
Gioie
e dolori dei piccoli velisti
L’assenza
di vento aveva reso impossibile lo svolgimento di entrambe le regate in
programma nella prima giornata. La situazione dopo le due prove della
seconda giornata era tutto sommato soddisfacente per il nostro circolo,
con Giovanni Fiore, la gemella Flavia e Alessandro Gagliano
rispettivamente terzo, quarta e settimo nella Coppa del Presidente e
Michelino quarto nel trofeo Prima Vela. Un po’ meno bene era andata
agli altri due “piccoli” Sebastian e Alessandro, piazzati a metà
classifica ma che comunque restavano in gioco per un possibile recupero
nella giornata successiva.
Nella prima regata si era anche consumato il
piccolo dramma di Giovanni Fiore che, in prima posizione, aveva
scambiato una boa di virata per una delle due boe d’arrivo ed era
stato quindi costretto a tornare precipitosamente indietro perdendo
fatalmente posizioni e terminando sesto. Giovanni si era però rifatto
prontamente vincendo con largo margine la seconda regata, totalizzando
quindi un meritatissimo terzo posto e affilando gli artigli (cioè
accumulando rabbia agonistica) per le regate del giorno successivo.
La
cena del gruppo Albaria si svolgeva comunque in spensierata allegria,
fra battute e rivisitazioni dei momenti topici della giornata. A
dispetto degli sbadigli e degli occhi da triglia bollita, l’atmosfera
goliardica si protraeva nell’alloggio dei nostri giovani surfisti fino
a mezzanotte circa, quando, con uno sfoggio di autorevole carisma
(“Mi….! Adesso tutti a dormire o vi spezzo le ossa!), il
Megadirettore Baglione intimava il silenzio per la notte.
I
retroscena (ovvero: gioie e dolori degli accompagnatori)
Il silenzio – e con esso il riposo – era in realtà destinato a
durare poco. Vincenzo veniva infatti svegliato verso l’una da un
olezzo pungente, dovuto ad un improvviso ed incontrollabile attacco di
diarrea che aveva colpito il povero Sebastian, non permettendogli
neppure di raggiungere in tempo il bagno. Il problema si complicava ben
presto per la comparsa di un vomito persistente e, quando anch’io –
che dormivo con Michele ed Alessandro “piccolo” nella stanza
adiacente – venivo svegliato dalla voce di Baglione, mi trovavo davanti una
scena straziante.
Il povero Sebastian stava seduto a terra con
il faccino verdastro (ricordate Linda Blair nell’Esorcista?)
appoggiato sul bordo della tazza del water, mentre Vincenzo utilizzava
febbrilmente lenzuola e federe per ripulire alla meglio il pavimento
sotto lo sguardo perplesso e assonnato di Piero. Gloria, con tipico
pragmatismo materno, scaricava nel gargarozzo di Sebastian un pugno di
bicarbonato intimandogli di bere subito dopo una sorsata di acqua per
diluire l’intruglio, i cui effetti non tardavano a manifestarsi sotto
forma di eruttazioni tonanti.
Mentre io azzardavo l’ipotesi di una
indigestione (giustificata dal pregiudizio del sovrappeso ma soprattutto
dalla quantità industriale di patatine, caramelle, merendine, ecc.
occultate sotto il letto del malcapitato), Piero il Farmacista si
risvegliava dal torpore e rivelava di avere portato con sé, oltre a
bicarbonato, Tachipirina, bende, cerotti, pomate e antibiotici vari,
anche delle fiale di Plasil e qualche siringa. Dopo un lungo e laborioso
negoziato, Sebastian acconsentiva (tenuto da quattro braccia robuste e
ululando alla luna) a sottoporsi all’iniezione intramuscolare di
Plasil, che il sottoscritto, nominato per acclamazione (in quanto
pediatra nella vita reale) medico della squadra, gli somministrava con
teutonica determinazione.
Nel frattempo, anche Alessandro nell’altra
stanza era preda di un analogo attacco. Qui però l’equipe
medico-farmaceutica prendeva da subito in mano la situazione e, dopo una
dotta disquisizione sull’origine del disturbo (indigestione!!!),
giustificata anche qui dal pregiudizio del sovrappeso, sottoponeva ipso
facto Alessandro alla sequenza terapeutica: sciacquone di bicarbonato e
iniezione di Plasil.
Dopo
circa un’ora di latenza ed essendosi nel frattempo fatte le 5 e 30,
Alessandro e Sebastian finalmente si riaddormentavano stroncati dalla
miscela letale vomito/diarrea/sonno/Plasil. Mentre con aria stravolta e
allucinata atleti ed accompagnatori si andavano ritirando nei propri
alloggi per usufruire delle ultime due-tre ore di sonno, Piero e
Vincenzo – forse suggestionati dalle informazioni sulle armi
batteriologiche di Saddam Hussein – venivano folgorati dal sospetto di
un attentato alla squadra dell’Albaria.
The
day after
Il
risveglio era naturalmente drammatico: i due “malati” Alessandro e
Sebastian erano in stato di semi-incoscienza, per cui venivano
pietosamente lasciati a letto a dormire (cosa che avrebbero continuato a
fare ininterrottamente fino alle 5 del pomeriggio). Gli atleti
superstiti e noi accompagnatori sembravamo invece tanti zombi, tenuti in
piedi solo da una voglia feroce di partecipare all’ultima giornata di
gara. Giornata che si presentava sotto i peggiori auspici, con un cielo
plumbeo, vento pressoché inesistente, temperatura decisamente bassa e
sporadiche innaffiate di pioggerella autunnale.
E infatti, dopo essere
rimasti in acqua per circa due ore, verso mezzogiorno tutti i
concorrenti venivano richiamati a terra. La competizione si concludeva
così con le classifiche finali determinate dalle sole due regate
disputate il giorno precedente. Alle 16 circa, presso lo splendido
palazzo Gallio prospiciente il lago, il presidente del circolo velico di
Gravedona e il Presidente della FIV procedevano alla premiazione dei
primi cinque classificati di ogni classe.
Giovanni, Flavia e Michelino
ricevevano quindi, non senza emozione, la loro prima meritatissima
coppa. Alessandro Gagliano, sebbene un po’ abbacchiato per avere
mancato di poco il quinto posto, festeggiava sportivamente i compagni
insieme a noi accompagnatori e a Giangaspare Carta, presente qui come
allenatore della più vicina concorrenza (leggi Circolo Lauria) ma già
allenatore dei nostri ragazzi. E questo sintetizza l’aspetto più
bello e simpatico del trofeo: lo spirito di amicizia e collaborazione ed
il piacere di stare insieme al di là della competizione.
Avviso
alle naviganti
Alla
nota positiva dell’ottimo piazzamento di Flavia Fiore si dovrebbero
aggiungere la vittoria di una bravissima ragazzina di Pescara nel trofeo
Prima Vela ed il secondo posto di una surfista marsalese nel trofeo del
Presidente. I nostri giovani leoni peraltro, forse per via
dell’origine o della contaminazione sicula,
dimostravano di non avere ancora assimilato la lezione del
femminismo ed il principio delle pari opportunità, inventando di comune
accordo una speciale classifica avulsa secondo la quale Giovanni,
Michele e Alessandro “grande” diventavano d’ufficio
rispettivamente secondo, terzo e sesto “tra i maschi”.
di
Alberto
Ravelli
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