16 settembre 2003


 

 

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Coppa Prima Vela e Trofeo del Presidente - TAVOLE A VELA

DAL RACCONTO DI UN GENITORE...
COPPA PRIMAVELA DISPUTATA A GRAVEDONA SUL LAGO DI COMO
 

Una boa scambiata, mancanza di vento, una notte in bianco e un preludio autunnale. Soltanto due le regate. Nonostante tutto, bilancio positivo per i piccoli grandi atleti dell’Albaria nella “Coppa Prima Vela – Coppa del Presidente, disputata a Gravedona nel comasco. La valle del Liro testimone dell’aspetto più bello e simpatico del trofeo: lo spirito di amicizia e collaborazione ed il piacere di stare insieme al di là della competizione.

Gravedona, 30 Agosto-1 Settembre 2003

Introduzione
Quello che segue è il resoconto del trofeo Prima Vela/Coppa del Presidente – o meglio di una metà di esso – così come l’ho vissuto io, genitore di uno dei piccoli concorrenti nonché “surfista della domenica”. In realtà il resoconto si riferisce solo alla seconda metà del trofeo, essendo io giunto al Circolo velico di Gravedona alle 19 circa di domenica 31 Agosto, quando i concorrenti stavano rientrando dopo la conclusione della seconda regata.

Prologo
La squadra dell’Albaria era partita dall’aeroporto di Palermo giovedì 28 Agosto per raggiungere Milano, da dove il viaggio era proseguito in pulmino fino a destinazione. Della squadra facevano parte tre “grandi” (classe ’92), ossia Alessandro Gagliano ed i gemelli Flavia e Giovanni Fiore, tutti palermitani, e tre “piccoli” (classe ’93 e ’94), vale a dire il palermitano Alessandro Sorrentino, l’oriundo siculo-scozzese Sebastian Costa e il “lumbard” Michele Ravelli, mio figlio. Pare che gli ultimi due fossero stati cooptati dall’Albaria solo grazie alla discutibile interpretazione di una oscura postilla del regolamento sul tesseramento degli extra-comunitari…

A sottolineare l’importanza dell’evento, la squadra era guidata nientedimeno che dal Megadirettore dell’Albaria don Vincenzo Baglione, coadiuvato dal giovane allenatore Giovanni Di Stefano. Inoltre, la partecipazione volontaria (???) di Gloria Di Fresco con il compagno Piero Giammanco aveva contribuito in modo determinante a sedare gli inevitabili patemi parentali (dopotutto siamo sempre in Italia…). Prima della partenza i due malcapitati si erano infatti impegnati formalmente – davanti al conclave dei genitori coinvolti – a gestire le problematiche affettive, psicosociali, igieniche ed economico-finanziarie dei piccoli atleti.

L’adesione del duo Di Fresco-Giammanco al gruppo degli accompagnatori merita in effetti alcune riflessioni. Come responsabile della tesoreria (leggi: le finanze fornite dalle altre mamme ai propri pargoli), Gloria aveva tra l’altro il compito ingrato assai di calmierare le richieste di patatine, caramelle, gomme da masticare, merendine ed analoghi generi di conforto, soprattutto da parte di due piccoli surfisti in discreto soprappeso. E’ curioso come l’integrazione nelle squadre italiane di atleti extracomunitari e oriundi consenta di rivelare abitudini poco familiari ai genitori nostrani, come ad esempio quella tipicamente scozzese di frazionare le finanze – e quindi gli spuntini – in piccole buste a valenza giornaliera con tanto di etichette “venerdì”, “sabato”, “domenica”, ecc.

L’arrivo
Come già accennato, sono arrivato a Gravedona nella tarda serata di domenica 31 Agosto, con un’ora abbondante di ritardo rispetto all’orario previsto (che, se rispettato, mi avrebbe tra l’altro consentito di assistere almeno alla seconda regata…), causa la scelta di utilizzare il lento traghetto che collega le due sponde del lago di Como tra Varenna e Menaggio, poco sopra la biforcazione nei due rami, anziché la velocissima statale 36 che costeggia il lato Est del lago e ne sormonta l’apice portando fino alla riva opposta.

Nel circolo velico di Gravedona l’atmosfera era vivace e piacevolmente eccitata. Concorrenti, allenatori, accompagnatori, genitori e giudici di gara correvano avanti e indietro, industriandosi a disarmare barche e tavole, sistemare attrezzature, rivestirsi in abiti “civili”, rivedere mentalmente e raccontare – più o meno fedelmente – gli episodi che li avevano visti protagonisti, per poi conquistarsi nell’allegra bolgia generale un bicchiere di thè caldo come aperitivo ad una ben meritata cena. Mio figlio Michele, che non sapeva del mio arrivo, mi ha adocchiato mentre riportava a riva la sua tavola Aloha e dopo aver sgranato tanto d’occhi mi è saltato in braccio, bagnandomi completamente il vestito “buono” che saggiamente avevo indossato per l’occasione. Potevo arrabbiarmi? Ovviamente no, anche perché pensavo a come mi sarei sentito se si fosse limitato a un laconico “Ah, sei qui!”…

Gioie e dolori dei piccoli velisti  
L’assenza di vento aveva reso impossibile lo svolgimento di entrambe le regate in programma nella prima giornata. La situazione dopo le due prove della seconda giornata era tutto sommato soddisfacente per il nostro circolo, con Giovanni Fiore, la gemella Flavia e Alessandro Gagliano rispettivamente terzo, quarta e settimo nella Coppa del Presidente e Michelino quarto nel trofeo Prima Vela. Un po’ meno bene era andata agli altri due “piccoli” Sebastian e Alessandro, piazzati a metà classifica ma che comunque restavano in gioco per un possibile recupero nella giornata successiva.

Nella prima regata si era anche consumato il piccolo dramma di Giovanni Fiore che, in prima posizione, aveva scambiato una boa di virata per una delle due boe d’arrivo ed era stato quindi costretto a tornare precipitosamente indietro perdendo fatalmente posizioni e terminando sesto. Giovanni si era però rifatto prontamente vincendo con largo margine la seconda regata, totalizzando quindi un meritatissimo terzo posto e affilando gli artigli (cioè accumulando rabbia agonistica) per le regate del giorno successivo.

La cena del gruppo Albaria si svolgeva comunque in spensierata allegria, fra battute e rivisitazioni dei momenti topici della giornata. A dispetto degli sbadigli e degli occhi da triglia bollita, l’atmosfera goliardica si protraeva nell’alloggio dei nostri giovani surfisti fino a mezzanotte circa, quando, con uno sfoggio di autorevole carisma (“Mi….! Adesso tutti a dormire o vi spezzo le ossa!), il Megadirettore Baglione intimava il silenzio per la notte.

I retroscena (ovvero: gioie e dolori degli accompagnatori)
Il silenzio – e con esso il riposo – era in realtà destinato a durare poco. Vincenzo veniva infatti svegliato verso l’una da un olezzo pungente, dovuto ad un improvviso ed incontrollabile attacco di diarrea che aveva colpito il povero Sebastian, non permettendogli neppure di raggiungere in tempo il bagno. Il problema si complicava ben presto per la comparsa di un vomito persistente e, quando anch’io – che dormivo con Michele ed Alessandro “piccolo” nella stanza adiacente – venivo svegliato dalla voce di Baglione, mi trovavo davanti una scena straziante.

Il povero Sebastian stava seduto a terra con il faccino verdastro (ricordate Linda Blair nell’Esorcista?) appoggiato sul bordo della tazza del water, mentre Vincenzo utilizzava febbrilmente lenzuola e federe per ripulire alla meglio il pavimento sotto lo sguardo perplesso e assonnato di Piero. Gloria, con tipico pragmatismo materno, scaricava nel gargarozzo di Sebastian un pugno di bicarbonato intimandogli di bere subito dopo una sorsata di acqua per diluire l’intruglio, i cui effetti non tardavano a manifestarsi sotto forma di eruttazioni tonanti.

Mentre io azzardavo l’ipotesi di una indigestione (giustificata dal pregiudizio del sovrappeso ma soprattutto dalla quantità industriale di patatine, caramelle, merendine, ecc. occultate sotto il letto del malcapitato), Piero il Farmacista si risvegliava dal torpore e rivelava di avere portato con sé, oltre a bicarbonato, Tachipirina, bende, cerotti, pomate e antibiotici vari, anche delle fiale di Plasil e qualche siringa. Dopo un lungo e laborioso negoziato, Sebastian acconsentiva (tenuto da quattro braccia robuste e ululando alla luna) a sottoporsi all’iniezione intramuscolare di Plasil, che il sottoscritto, nominato per acclamazione (in quanto pediatra nella vita reale) medico della squadra, gli somministrava con teutonica determinazione.

Nel frattempo, anche Alessandro nell’altra stanza era preda di un analogo attacco. Qui però l’equipe medico-farmaceutica prendeva da subito in mano la situazione e, dopo una dotta disquisizione sull’origine del disturbo (indigestione!!!), giustificata anche qui dal pregiudizio del sovrappeso, sottoponeva ipso facto Alessandro alla sequenza terapeutica: sciacquone di bicarbonato e iniezione di Plasil.

Dopo circa un’ora di latenza ed essendosi nel frattempo fatte le 5 e 30, Alessandro e Sebastian finalmente si riaddormentavano stroncati dalla miscela letale vomito/diarrea/sonno/Plasil. Mentre con aria stravolta e allucinata atleti ed accompagnatori si andavano ritirando nei propri alloggi per usufruire delle ultime due-tre ore di sonno, Piero e Vincenzo – forse suggestionati dalle informazioni sulle armi batteriologiche di Saddam Hussein – venivano folgorati dal sospetto di un attentato alla squadra dell’Albaria.

The day after
Il risveglio era naturalmente drammatico: i due “malati” Alessandro e Sebastian erano in stato di semi-incoscienza, per cui venivano pietosamente lasciati a letto a dormire (cosa che avrebbero continuato a fare ininterrottamente fino alle 5 del pomeriggio). Gli atleti superstiti e noi accompagnatori sembravamo invece tanti zombi, tenuti in piedi solo da una voglia feroce di partecipare all’ultima giornata di gara. Giornata che si presentava sotto i peggiori auspici, con un cielo plumbeo, vento pressoché inesistente, temperatura decisamente bassa e sporadiche innaffiate di pioggerella autunnale.

E infatti, dopo essere rimasti in acqua per circa due ore, verso mezzogiorno tutti i concorrenti venivano richiamati a terra. La competizione si concludeva così con le classifiche finali determinate dalle sole due regate disputate il giorno precedente. Alle 16 circa, presso lo splendido palazzo Gallio prospiciente il lago, il presidente del circolo velico di Gravedona e il Presidente della FIV procedevano alla premiazione dei primi cinque classificati di ogni classe.

Giovanni, Flavia e Michelino ricevevano quindi, non senza emozione, la loro prima meritatissima coppa. Alessandro Gagliano, sebbene un po’ abbacchiato per avere mancato di poco il quinto posto, festeggiava sportivamente i compagni insieme a noi accompagnatori e a Giangaspare Carta, presente qui come allenatore della più vicina concorrenza (leggi Circolo Lauria) ma già allenatore dei nostri ragazzi. E questo sintetizza l’aspetto più bello e simpatico del trofeo: lo spirito di amicizia e collaborazione ed il piacere di stare insieme al di là della competizione.

Avviso alle naviganti
Alla nota positiva dell’ottimo piazzamento di Flavia Fiore si dovrebbero aggiungere la vittoria di una bravissima ragazzina di Pescara nel trofeo Prima Vela ed il secondo posto di una surfista marsalese nel trofeo del Presidente. I nostri giovani leoni peraltro, forse per via dell’origine o della contaminazione sicula,  dimostravano di non avere ancora assimilato la lezione del femminismo ed il principio delle pari opportunità, inventando di comune accordo una speciale classifica avulsa secondo la quale Giovanni, Michele e Alessandro “grande” diventavano d’ufficio rispettivamente secondo, terzo e sesto “tra i maschi”.

di Alberto Ravelli